venerdì 31 dicembre 2010

Samosa in pasta sfoglia

Non conosco quasi nessuno che, conoscendo le samosa, non dica che sono deliziose...
E' uno degli snack preferiti dagli indiani e non solo.

La parte difficile e scomoda della samosas però è fare la sfoglia e friggere gli involtini.
Esiste una versione "fusion", o meglio, "furba", delle samosas, fatte al forno in pasta sfoglia.

Difficoltà: facilissimo
Risultato: ottimo

Per 32 piccoli fagottini (misura grosso pasticcino):
(cfr post su misure e conversioni)

2 rotoli di pasta sfoglia rettangolare
3-4 patate di media misura
1 tazza di piselli surgelati (NO scatola)
1 cucchiaino di zenzero grattugiato fresco
1/2 cucchiaino di garam masala
1/2 cucchiaino di amchoor (polvere di mango verde - sostituibile con un cucchiaio di succo di limone)
succo di mezzo limone
1/2 cucchiaino di semi di finocchio 
1/2 cucchiaino di semi di cumino orientale 
1 pizzico o 2 di peperoncino in polvere
una presa di zucchero
facoltativo ma consigliato: una manciatina di arachidi tritate
facoltativo ma consigliato: 1 cucchiaino di foglie di coriandolo tritate (essiccate vanno bene)
sale q.b.

La cosa è semplice: 
Lessate i piselli a metà cottura e lessate completamente le patate in acqua salata.
Tagliate le patate a cubetti di mezzo cm - 1 cm di lato.
Pestate i semi di finocchio e di cumino in un mortaio, polverizzandoli o quasi.
Unite tutti gli ingredienti in una terrina e mescolate bene. 
Assaggiate per regolare sale e peperoncino.
Se il composto è troppo asciutto e "non sta insieme", si presenta sbriciolato, inumidite con pochissima acqua.
Preriscaldate il forno a 180°.
Stendete ciascun rotolo di pasta sfoglia e dividetelo in 16 quadretti.
Prendete un rettangolino alla volta, passatelo col mattarello per appiattirlo ed ingrandirlo.
Adagliate al centro 1 cucchiaino colmo di impasto, richiudete unendo gli angoli come il retro di una busta da lettere.
Adagiate ciascun fagottino sulla placca da forno, foderata di carta da forno, tenendo "la chiusura" del fagottino sotto ed il lato uniforme in alto.
Fate cuocere fino a doratura, a 180° per 20 minuti e a 200° per altri 5 minuti (controllate però, i forni non sono tutti uguali!).
Dovreste ottenere dei graziosi, gonfi cuscinetti dorati.
Servite caldi o al limite tiepidi con un chutney o anche più di uno (di mango, di tamarindo, di ananas, di menta, di melograno... - alcune ricette sono nel blog sotto l'etichetta "salse").

Deliziosi!!

chutney di melograno

Mi serviva del chutney di tamarindo ma non avevo trovato il tamarindo.

Mi sono ricorata che il melograno, come sapore, lo ricorda, ed n casa ho un sacco di composta (=gelatina, una marmellata liscia e poco zuccherata) di melograno.

Ho provato quindi a fare un chutney partendo dalla marmellata, e ci sono riuscita!!
Delizioso e quasi uguale come aspetto al chutney di tamarindo! Anche il sapore è molto simile!

Chatni di Melograno
(per le quantità esatte dei "cucchiaini" cfr post "misure e conversioni")

Un vasetto di gelatina/composta di melograno da 250-300 ml
Il succo di mezzo limone
Qualche cucchiaio di aceto
1 cucchiaino colmo di zenzero FRESCO grattugiato
1/2 cucchiaino di semi di finocchio
1/2 cucchiaino di semi di cumino orientale
Peperoncino in polvere (da 1/2 a 1 cucchiaino)
Sale (1 - 1,5 cucchiaini)

In un pentolino, mettete a scaldare la marmellata con qualche cucchiaio d'acqua.
Unite il succo di limone, qualche cucchiaio d'aceto (la quantità dipende da quanto acido volete il chutney e quanto è acida la vostra composta; io ne ho usati circa 4), sale e peperoncino.
Mescolate regolarmente con un cucchiaio di legno.
A parte, mentre il composto cuoce, tostate brevemente (fino a che iniziano appena a cambiare colore) i semi di cumino e di finocchio a secco in un'antiaderente (senza teflon); poi pestateli in un mortaio riducendoli in polvere.
Fate sobbollire pochi minuti ed aggiungete lo zenzero e le spezie pestate.
Fate cuocere ancora pochi minuti sempre mescolando; aggiustate di aceto, di sale e di peperoncino.
Versate in un vasetto ed attendete che sia tiepido prima di avvitare il tappo.
Conservate in frigo e consumate entro qualche settimana.

lunedì 27 dicembre 2010

khichdi affumicato

Creazione fusion per questo khichdi (piatto unico di lenticchie, riso e verdure) salutare e dal corroborante gusto invernale.

Per 4 persone:

2 etti di lenticchie verdi bio
2 etti di riso integrale bio
mezzo cavolfiore, a cimette
una cipolla, tritata
uno spicchio d'aglio, tritato
1 cucchiaino di zenzero fresco, grattugiato
mezzo cucchiaino di garam masala
un pezzetto di burro
1 cucchiaino di miso o un po' di tamari (facoltativi ma consigliati)
mezz'etto di ricotta affumicata (non sostituire con altri formaggi) oppure tofu affumicato

Lessate il riso integrale, scolatelo e tenetelo da parte.
Lessate il cavolfiore in acqua salata edacidulata (con aceto o succo di limone) e tenete da parte.
Stufate le lenticchie:
   soffriggete la base di cipolla, aglio e zenzero
   aggiungete le lenticchie ben lavate
   fate cuocere aggiungendo acqua bollente secondo necessità
   aggiungete miso e dado vegetale q.b.
Unite riso, lenticchie e cavolfiore e condite con il burro e il garam masala
Nei piatti individuali, aggiungete sopra al "khichdi" una bella grattugiata di ricotta affumicata (o tofu affumicato), passata dalla grattugia a buchi larghi.

Buon appetito!!

domenica 26 dicembre 2010

Lenticchie d'inverno (all'arancia)

Rielaborazione della ricetta di Lenticchie all'Arancia del Cucchiaio Verde.

Piatto gustoso, davvero semplice da preparare e molto molto sano; fa "inverno" ed è molto adatto anche alle feste.
L'aroma di arancia è discreto, contribuisce al sapore complessivo senza spiccare.

Per 2-4 persone (a seconda se come contorno o piatto principale)

2 etti e mezzo di lenticchie verdi bio, magari di Castelluccio
una piccola cipolla o mezza grande
uno spicchio d'aglio
2 cucchiai di olio extravergine novello
1 cucchiaino di miso
dado vegetale e sale q.b.
una grattugiata di zenzero
una macinata di pepe nero
un'arancia non trattata
un pizzico di zucchero

Tritate la cipolla e l'aglio e fateli soffriggere brevemente con lo zenzero, in un cucchiaio d'olio.
Aggiungete le lenticchie (lavate), e fate cuocere coperto d'acqua bollente fino a metà cottura.
Aggiungete miso, dado vegetale e la scorza dell'arancia grattugiata.
Spremete poi l'arancia (se è molto grande, spremetene solo metà) ed aggiungete il succo alle lenticchie, con un pizzico di zucchero.
Completate la cottura, aggiungendo acqua bollente secondo necessità ed aggiustando di sale.
A fine cottura, aggiungete l'altro cucchiaio d'olio a crudo ed una macinata di pepe.

Buon appetito!

...si morrebbe, non di spavento ma d'amore...

...Scusate il periodo d'assenza ma ero impegnata a superare l'esame di Stato...

Natale, tempo di "ritiro di comunità educativa" nella nostra scuola (cattolica).
Non sono cattolica ma mi piace lavorare coi cattolici per una serie di buoni motivi di cui magari parlerò più avanti.

Quest'anno è venuto a proporre un intervento niente meno che il vescovo.
Discorso "alto", da facoltà di teologia, non privo di spunti profondi e toccanti.

Tutto il discorso era imperniato sul ruolo della "parola di Dio" per la comunità educativa, cosa molto importante per i cristiani che, nelle parole del vescovo riprese da quelle di Gesù, "vivono di parola di Dio".
[non entro ora nella discussione dell'errore di fondo nell'interpretazione ecclesiastica di questo sacro concetto e conseguenti notevoli ricadute pratiche... dico solo... om!]

Il discorso proseguiva essenzialmente sul fatto che gli educatori devono rendersi portatori della parola di Dio, essere educatori su quella base.

Nel dibattito a fine discorso qualcuno aveva portato la difficoltà a mettere in pratica la Parola, sia nel senso del saper agire "sul momento" in un'infinità di casi specifici traducendo il generale nel particolare, sia nel senso di riuscire ad essere all'altezza di quanto dice il Vangelo.

Altri avevano condiviso di essere stati stimolati una volta di più a riflettere sul fatto che "non si insegna ciò che si sa, ma ciò che si è". Grande verità.

Non sono intervenuta, ma avrei voluto dire che la risposta a chi aveva condiviso la propria difficoltà poteva venire proprio collegandosi a chi aveva evidenziato che non si insegna ciò che si sa ma ciò che si è.
Pensare di applicare istantaneamente dal generale al particolare ed in modo perfetto ciò che dicono i Vangeli nelle centinaia di occasioni di una giornata, magari in una scuola con ragazzi difficili, non credo sia cosa da potersi chiedere ad un essere umano. Crea solo sensi di colpa inutili, come se i poveri cattolici non ne avessero già abbastanza.

Quello che secondo me ha senso fare per essere educatori, e persone in generale, "portatori della parola di Dio" è esserne informati - non nel senso di esserne a conoscenza, ma nel senso etimologico di in-formare, cioè farla entrare nella nostra forma, farci forgiare da essa.

Ma non si deve intendere solo come ascolto, per quanto col cuore, del Vangelo, che pure va bene, ma come accoglienza della Parola, del Verbo (vibrazione cosmica, OM) dentro di noi tramite la meditazione. Sì ok anche la preghiera e la lettura delle scritture fa questo ma va così piano!!

Se si cambia la nostra struttura vibrazionale facendosi in-formare dal Verbo, allora saremo persone diverse, ci comporteremo e parleremo in modo diverso, trasmetteremo ed insegneremo cose diverse. Senza alambiccarsi il cervello e patire stress infami cercando di arrivare con la mente umana al di là di se stessa.
Come diceva Einstein, "nessun problema può essere risolto usando lo stesso livello di coscienza che lo ha creato". Motivo per cui bisogna meditare :-)

Parlando ancora del fatto che non tutto si può o si deve capire con la mente umana perchè ciò che la trascende è infinitamente di più di ciò che essa può comprendere...
Non ricordo come il vescovo sia arrivato a questa citazione - non come l'ho poi collegata io - ma l'ho trovata meravigliosa. Non avrei scritto tutto l'articolo, che in fondo sono quattro ovvietà (chiedo scusa), se non avessi avuto la citazione da attaccare alla fine.
Citazione di san Giovanni Maria Vianney, aka il curato d'Ars, patrono dei sacerdoti.
GMV parlava del sacerdote, ma estendo il concetto a tutti.

"se si potesse comprendere il mistero [della creazione] si morrebbe... non di spavento, ma d'amore"

E' talmente bella che ve la lascio così, da assaporare, da meditare, senza aggiungere commenti....