sabato 30 ottobre 2010

Vita notturna

Ieri ho ricevuto un istruttivo tour in un mondo fino ad allora a me sconosciuto: un night ed un locale di lap dance. 


Come diceva MCKS riguardo a posti come Las Vegas, è bene andarci almeno una volta, per osservare ed imparare qualcosa di più sul mondo - e per esercitarsi a non avere pregiudizi, non giudicare, e stare bene in qualsiasi contesto. 


Avevo detto di no a più di una proposta di andare a Vegas quand'ero in California, ma stavolta ho accettato (anche se per visitare ben meno di Vegas).


Immaginate una come me - che negli ultimi 10 anni si è abituata, in parte per circostanze, in parte per necessità, in parte per scelta, a non andare quasi mai per locali di alcun genere, neanche "normali" - che una sera viene tuffata, a mo' di bustina di tè, nel mondo della vita notturna. Che sbalzo!


Ora, ho avuto modo di osservare che uno dei moltissimi modi in cui si possono suddividere le persone sul percorso spirituale è in base al loro atteggiamento verso ciò che non è "spirituale". 
C'è chi, per ortodossia o per cautela, sta ben lontano da tutto ciò e tutti coloro che non sono "spirituali". 
Poi c'è chi, pur seguendo abitualmente la propria scelta di vita, non ha problemi a relazionarsi con chiunque e ad andare da qualsiasi parte. 
In realtà queste due posizioni sono poli di un continuum e la grande maggioranza delle persone (me compresa) si trova in qualche punto tra i due poli, e la stessa persona può attraversare fasi diverse o reagire in maniera diversa in momenti diversi.
Comunque, chi conosce il blog sa che non sono con gli ultraortodossi ma con gli elastici. Riconosco che la mia è una posizione non unanime e forse neanche prevalente tra le persone sul percorso spirituale, ed ammetto la possibilità che siamo noi "elastici" a sbagliare.


Tornando a ieri, l'esperienza è stata davvero interessante e diversa da come me l'aspettavo.


Come diceva l'amico che mi ha accompagnata, le persone che non sono mai andate in locali del genere pensano che si tratti di luoghi infernali di perdizione con scene alla Bosch (il pittore, non la ditta), mentre in realtà sono addirittura più "sani" di tante discoteche.


Ora, i miei ricordi delle discoteche sono lontani negli anni, e forse nel frattempo è cambiato qualcosa, ma per quel che ricordo io confrontato con quello che ho visto ieri sera, l'amico ha ragione. Nel senso che non c'è "casino" (passatemi il termine, ma nel contesto è anzi azzeccato), tutti sono molto composti, l'unica cosa diversa da un qualsiasi locale è la presenza di ragazze quasi nude. 


Prima di partire mi chiedevo se avrei trovato un ambiente soffocantemente pesante, se avrei trovato semplicemente persone moleste o che si comportavano male, mi immaginavo diversi scenari possibili, compreso quello che avrei finito per reagire splittando il comportamento esterno (adeguatamente sociale) da quello interno (preghiera).


Niente di tutto ciò. 
Ok, tamas è tamas, che il posto fosse energeticamente buio era scontato. Ma non c'era niente di molesto, niente di soffocante, da nessun punto di vista.
Sarà che, se iniziate a onorare Dio in ogni luogo, in ogni momento ed in ogni persona, è difficile che qualsiasi ambiente, evento o persona vi risulti eccessivamente pesante o intollerabile. Provate, è una buona cosa.


Comunque, ad un certo punto mi sono trovata a sorridere perchè invece di tutto quello che avevo immaginato, quello che c'era era... una pausa.
Il locale era una specie di non-luogo, in cui sembrava che il tempo si fosse fermato, che tutto fosse in un'atmosfera sospesa, come una specie di pausa dell'Orient Express in mezzo al nulla. Come se il resto del mondo andasse avanti, e quella fosse una "bolla". La cosa mi ha colpito.


Mi sono chiesta perchè fosse così e la risposta che mi sembrava avesse senso è che lì le anime stanno ferme. Non c'è niente di evolutivo in quello che fanno. Non imparano nulla di nuovo, non si attivano, non si mettono alla prova - fosse anche per fare qualcosa di sbagliato.
Prendete uno svago fisicamente quasi immobile come la pesca da posta. Evolutivamente è dinamico, perchè uno studia, ragiona, si mette alla prova, esercita pazienza e perseveranza... Ma in un night apparentemente non si fa niente che apporti un qualsiasi valore aggiunto.


L'unica "energia dinamica" era quella delle ragazze, che sono lì temporaneamente per farsi i soldi per i loro progetti (chi per aprirsi un bar qui, chi per farsi la casa nel proprio Paese etc), e quella dei gestori.


Quindi, ero lì, serena, osservavo questa "deformazione spaziotemporale"... questa specie di parco-giochi in mezzo al niente lungo i binari dell'Orient Express... ed ho pensato "Madre, ripartirà il loro treno". E' sempre solo una questione di tempo.
Come diceva MCKS, non si può chiedere al grano di crescere più in fretta; se tirate la pianta per farla allungare, al massimo la strappate.


Comunque, l'esperienza l'ho fatta, e adesso... mai più! 

venerdì 29 ottobre 2010

Il santo tessitore

Ce l'ha fatta! Un libro che non fosse un regalo è riuscito ad introdursi nella mia biblioteca dopo tanto tempo di "no, prima devo mandare giù la pila di quelli che già mi aspettano"!!

E' nientemeno che i Canti di Kabir in edizione Sellerio (avrei voluto l'edizione inglese tradotta da Tagore, ma zio Rabindranath ha un inglese troppo ricco ed antiquato per le mie modeste capacità da americano contemporaneo... anzi avrei preferito Kabir stesso... a capire l'hindi medievale... sigh...)


Mi sono comprata online un libro che mi serviva per l'esame di stato ed ho fatto una piccola aggiunta personale all'ordine... avevo appena letto una citazione di Kabir sull'altra new entry, God Alone di Gyanamata (non ho neanche parole per quel libro... ma non mi stupirei a vederlo levitare nella stanza da quanto è in alto :-D )... e non ho resistito...

I Canti di Kabir sono un libro che si vede spesso in mano ai monaci SRF, tenuto con un misto di reverenza ed amore che si riserverebbe ad un neonato figlio di re, e viene spesso citato da Yogananda.

Kabir, un grande illuminato dei secoli bui, umile tessitore,
il santo dell'unità delle religioni, "figlio di Allah e di Rama",
santo della trascendenza e dell'amore di Dio e per Dio,
della quintessenziale bhakti (devozione)
santo dell'esperienza diretta di Dio,
e quindi della meditazione e del brahmachariato,
cioè del praticare la presenza di Dio in ogni momento,
al di là dei dogmi, degli intellettualismi e delle forme della religione.

Senza fare doppioni sulla rete, vi rimando alla gradevole e puntuale introduzione scritta da Lakshmi (non quella della SCA Vijayangara, un'altra) per Qui e Ora.
Vi consiglio di leggerla, absolutely!

Qui vi traduco al volo un poemetto che si trova online su http://www.poemhunter.com/kabir/
Vi consiglio questa fonte (hindi + inglese) per una consistente selezione dei Canti.

Mi stai cercando? Sono sulla sedia accanto alla tua.
La mia spalla poggia contro la tua.
Non mi troverai negli stupas, nè nelle stanze di templi indiani,
Nè in sinagoghe, nè in cattedrali;
Non in messe, nè in kirtan; non in gambe che si torcono
Attorno al tuo stesso collo, nè nel mangiare null'altro che vegetali.


Quando mi cerchi veramente, mi vedrai istantaneamente -
Mi vedrai nella più infinitesima casa del tempo.


Kabir dice: Studente, dimmi, cos'è Dio?
Egli è il respiro dentro il respiro.

giovedì 28 ottobre 2010

Insalatona di rucola, pompelmo, quartirolo e noci

Un gustoso piatto unico leggero, o come secondo vegetariano per un pasto più abbondante.

Per ogni persona:
- una fondina o terrinetta di buona rucola
- un quarto di pompelmo
- 50 grammi di quartirolo
- 4-5 noci intere (8-10 gherigli a metà)
- un buon olio extravergine
- agro di umeboshi
- aceto balsamico (facoltativo)
- sale e pepe a piacere

Pelate il pompelmo a vivo e tagliate ogni fetta a tocchetti;
Tagliate il quartirolo a cubetti e le noci in quarti
Unite il tutto nelle terrinette o fondine individuali
Condite con l'olio ed una spruzzata di aceto di umeboshi e qualche goccia di balsamico
Mescolate ed assaggiate per sapere se vi serve sale e/o pepe - questo dipenderà dai gusti e dagli ingredienti a disposizione (ad esempio, quanto è salato il vostro quartirolo)

...Enjoy!

martedì 19 ottobre 2010

Politica, media e controllo dell'opinione pubblica

Mi è arrivato via mail un bel riassunto in italiano del modello della propaganda del grande zio Noam, che condivido volentieri.
Tutti i riferimenti originali su en.wikipedia.org/wiki/Propaganda_model

Ecco qui l'articolo:


La manipolazione mediatica ormai non ha confini. Il consenso politico e quello d'opinione è regolato attraverso ben precise strategie mediatiche che si appoggiano su 10 regole di base. Noam Chomsky ci aiuta a svelare l'inganno.


In questi giorni di forte instabilità politica si riaccendono i toni e si rimescolano i temi che hanno animato il calderone mediatico degli ultimi 15 anni: sicurezza, giustizia, economia, tradimento, sesso. Nel nostro Paese succede che molti ingenui continuino ad esempio a meravigliarsi delle boutade del presidente del Consiglio, limitandosi a bollare barzellette e proclami del premier brianzolo come uscite inammissibili, senza considerare quanta macchinazione logica stia dietro ad ogni singola affermazione. Un meccanismo ben oliato a cui fanno ricorso non solo uomini politici, ma esperti di marketing e uomini di potere in genere. Un noto studioso di linguistica come Noam Chomsky ha stilato una lista di 10 regole, che vengono utilizzate per drogare le menti, ammaliandole, confondendo in loro ogni percezione, rimescolando realtà e fantasia, evidenza e costruzione illusoria. Ecco quali sono:

1-La strategia della distrazione

L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico di interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. “Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni

Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3- La strategia della gradualità

Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socio-economiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4- La strategia del differire

Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e per accettarlo rassegnato quando arriverà il momento.

5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini

La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).

6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione

Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivo permette di aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre determinati comportamenti….

7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità

Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia, e rimanga, impossibile da colmare dalle classi inferiori".

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità

Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...

9- Rafforzare l’auto-colpevolezza

Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!

10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano

Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.

(da Res Marche)