sabato 30 gennaio 2010

Sete e cotoni Ikat

La città di Pochampally, nell'Andhra Pradesh, produce delle sete rinomate, con fantasie geometriche e sobrie ed abbinamenti di colore equilibrati.

La tessitura tipica è l'Ikat, in cui il filo viene tinto in maniera discontinua in base ad un disegno tracciato su carta, in maniera tale che poi il disegno desiderato emerga tessendo, senza richiedere una stampa successiva sulla stoffa, o uso di più fili colorati.

Nella procedura ikat la precisione di allineamento delle parti tinte di ciascun filo non è totale, anche perchè gli strumenti sono rudimentali; si hanno così dei disegni con i bordi un po' imprecisi, che fanno parte della bellezza di questa antica arte.

Anche il cotone si può lavorare nella stessa maniera.

Un bel tour dei sari Ikat, con possibilità di acquisto, si può fare sul sito del "consorzio dei tessitori di Pochampally".

Anche il vicino stato dell'Orissa produce sari ikat, su sete tessute a mano pesanti e dall'effetto metallico - molto pregiate.
L'ikat dell'Orissa si trova anche in cotone.

Foto di questo post da SariMagic.com

venerdì 29 gennaio 2010

Sete di Murshidabad

Il distretto di Murshidabad, ancora nel mio amato Bengala Occidentale, è rinomato per la sua produzione di seta.
In questo distretto si trova anche la città di Baluchari, da cui ha avuto origine l'omonimo stile già presentato.

La seta di Murshidabad è liscia e lucida; viene spesso stampata con motivi tribali, batik o allegri pattern geometrici.

Seta Tussar

Il Tussar (scritto anche Tussah o Tasar) non è un tipo di sari ma un tipo di seta tessuta essenzialmente nel Nord dell'India.

Per questa seta i bachi non sono allevati sui gelsi ma sono selvatici, e vengono semplicemente raccolti dagli alberi su cui fanno spontaneamente il bozzolo.

La seta che ne risulta è di qualità leggermente inferiore alla seta classica; presenta però l'apprezzata caratteristica di avere una naturale tonalità dorata.

La seta Tussar si presenta un po' rigida;
viene anche tessuta in misti con la iuta, per un effetto simile al lino, o con il cashmere ("pashmina silk", che è forse quello che indossa la Balan nel post precedente) per avere sari letteralmente invernali.

Solitamente la tussar viene colorata con tinte delicate e naturali, e spesso il corpo del sari viene lasciato privo di tintura per mantenere il famoso color avorio dorato (foto: SakhiFashions).
Si possono trovare anche tussar di colori intensi ed allegri perchè la fibra prende benissimo la tinta (foto: sari Kaanchico).



Il popolare ricamo Kantha, ormai ubiquo ma originario del Bengala Occidentale, viene tradizionalmente fatto su tussar (foto: SariMagic).

Alcune produzioni di Tussar sono fatte in tecnica ahimsa (non-violenta), cioè con il filato ricavato dal baco già abbandonato dall'insetto - mentre la procedura tradizionale vuole che si faccia bollire il baco con l'insetto vivo dentro.
La seta ahimsa è splendidamente etica, ma di qualità molto inferiore alla seta normale e di aspetto meno uniforme, per i motivi spiegati sotto.

Per chi ne sa poco di seta ed è rabbrividito all'idea del baco bollito:
L'insetto prima si imbozzola e fa un filo lungo lungo. Poi per uscire non sgomita, ma si scava un tunnel nel bozzolo. Questo significa che per uscire "rompe il filo" in più punti.
Per avere il filo intatto e quindi di alta qualità, si uccide l'insetto (in bollitura) prima che inizi a rodere.
Nella seta ahimsa, il filato è di qualità inferiore perchè ottenuto dai molti pezzetti di filo lasciati dall'insetto dietro di sè dopo che è uscito.

Sari interessante

Questa è Vidya Balan, che quando non si mette cose improbabili sull'onda dell'eccessiva identificazione con qualche personaggio dei film che interpreta, indossa cose deliziose.

In molte ci chiediamo di che materiale sia mai questo sari, se uno shantung o se persino un leggero misto lana-seta o che altro. Mozzafiato, comunque.

Foto su High Heel Confidential (blog molto popolare in India - troppo modaiolo e critico per me, e nient'affatto focalizzato sul sari, ma sempre una buona risorsa per immagini interessanti)

Esempi di sari kanchi, nella vita reale

... Con la fatica che ho fatto a trovare esempi di sari di Kanjivaram assolutamente "tipici, tradizionali ed esemplificativi" per il post di qualche giorno fa, ho emesso un sonoro "sgrunt" quando ieri mi sono trovata davanti a questi due perfetti esemplari. Ma potevano pubblicarli prima!

In entrambi i casi la star è Rekha, attrice di lunga data della créme di Bollywood (foto su SareeTimes e SareeDreams)

 

domenica 24 gennaio 2010

Acquistare (e cucire) salwar kameez

Vi piacciono i Salwar Kameez e volete lanciarvi nell'acquisto?

Ve lo consiglio caldamente, soprattutto come abbigliamento per l'estate.
Ma state attente, se nella calura estiva ne indossate uno, e poi tornate al pantalone occidentale classico o ancora meglio a un jeans, proverete probabilmente un certo fastidio e vorrete subito tornare al salwar!

Dunque, su internet ci sono tutta una serie di siti che vendono salwar kameez (conosciuti anche come punjabi e come kurta pajama, anche se quest'ultimo termine si riferisce di più alla versione maschile). Ce ne sono davvero tanti.

Quattro punti da ricordare:

1. Innanzitutto dovere avere chiaro che cosa state cercando. Un semplice completo di cotone per le vacanze, o una cosa glam, luccicosa e perlinata per avere un look da 'venere esotica' in qualche sera particolare? O qualcosa di intermedio, carino ma adatto per una cena informale con gli amici?

2. Aver presente che sobrio, essenziale e minimalista, nella nostra concezione, è una qualifica difficile da trovare nell'abbigliamento indiano. Le indiane amano moltissimo colori, ricami, perline e paillettes e cercano di metterli ovunque, anche negli abiti da usare 'tutti i giorni'.
Se per caso amate l'essenziale nudo e crudo, come me, armatevi di santa pazienza e siate disposte ad allargare un po' gli orizzonti... senza farli franare.

3. Sapere che i salwar kameez (con dupatta) vengono venduti, nella grande maggioranza dei casi, come stoffa non cucita. Tre grossi rettangoli di stoffa coordinata, magari pre-ricamata (come nel caso dei salwar kameez di misto lana dello scorso post).
La donna indiana compra la stoffa, poi va nella bottega del sarto che le prende le misure e le fa il completo a pochissimo prezzo in qualche giorno. Proprio come si faceva da noi fino a qualche decennio fa!
Il prete-a-porter, la moda pronta venduta in una serie di taglie standard, è cosa nuova e ancora relativamente poco diffusa in India.
Detto questo, aggiungo che la quasi-totalità dei venditori di salwar kameez online offre un servizio di sartoria (a pagamento, pochi euro) per avere il completo cucito su misura e secondo le proprie specifiche di forma della scollatura, tipo di maniche, tipo di "pezzo sotto" (salwar, churidar, pantalone dritto, a zampa, pinocchietto, gonna...) e tutte le specifiche che si possono immaginare.

4. Tenere presente che la sartoria indiana costa poco ma non ha nulla a che vedere con la sartoria europea.
Parlo sia delle rifiniture che del taglio. Ad esempio, nei casi più economici, non aspettatevi "sovrappunti" sui margini della stoffa interni alle cuciture; inoltre, niente pinces a livello del seno ma solo una stondatura, e la manica è spesso tagliata uguale sul davanti e sul dietro (queste ultime due cose risultano in grinze all'ascella, sia davanti che dietro, e lo vedete persino in diversi capi di stilisti indiani!).
Credo comunque che se prendete un capo costoso da un grosso venditore, almeno le rifiniture saranno un po' più curate; niente garanzie sul taglio.

Detto anche questo, potete "accontentarvi" e ricorrere ai servizi di sartoria dei venditori. E' quello che faccio io, e mi sono ben che abituata ad avere qualche grinzetta all'ascella - a me piace comunque.
Oppure, se sapete cucire o se avete la possibilità di avere una sarta che lo fa per voi, potete ordinare la stoffa e pensarci voi alla confezione (indicazioni più sotto nel post)

Dove comprare:

Dov'è che dovete andare? Ad una festa "in tiro" o un'occasione elegante o formale?
Vi offro la lista dei miei link preferiti, ogni tanto faccio un giro per guardare le nuove collezioni, anche se non ho mai comprato nulla da loro.
(NB se vi serve il completo informale, non qui, ci sono siti con cose più carine a meno prezzo per la fascia "tutti i giorni")

www.designersalwarkameez.com
www.utsavsarees.com/salwar
www.salwarkameezsale.com
www.cbazaar.com/


Ci dovete andare in vacanza, al centro di meditazione, ad una cena estiva con gli amici, o altra occasione informale?
eBay ragazze, eBay...

Con eBay spendete 25-50 euro, spedizione e sartoria inclusa, per un salwar kameez (o punjabi o kurta pajama che dir si voglia) informale fatto su misura. Ovviamente, andando su col prezzo, trovate anche cose più eleganti e luccicose.


Vadaa Malar ed altri venditori eBay
Ci sono diversi grossi e piccoli venditori indiani, basta lanciare una ricerca per "salwar" ed avrete tonnellate e tonnellate di risultati tra cui cercare quello che più vi ispira!
VadaaMalar ha, a mio avviso, completi molto portabili e ragionevolmente sobri pur essendo colorati, ed un affidabile rapporto qualità-prezzo.
VM va un po' a periodi comunque, rispetto a cosa tiene come salwar kameez. Acquistate il servizio di sartoria separatamente.
Ho segnalato anche diversi grossi venditori eBay di salwar kameez nel post sui salwar kameez invernali.

NB: Per i venditori più piccoli, e per i rivenditori tedeschi, controllate i metodi di pagamento e, se vi serve, controllate che sia disponibile il servizio di sartoria.
Eventualmente filtrate la ricerca per inserzioni con Paypal (colonna di sn - impostazioni - formato d'acquisto) - non andate ad incasinarvi e spendere soldi con bonifici esteri e simili.

...e se avete bisogno di una mano con la traduzione, finchè siete poche, chiedetemi pure!


Qualsiasi sia la vostra necessità, dalle occasioni più glam a quelle più domestiche, c'è sempre l'opzione di comprare da privati dalla Gran Bretagna sempre su eBay.

Devo averne già parlato in qualche vecchio post:
Molte signore e fanciulle di origine indiana ma residenti in Gran Bretagna vendono su eBay dei "propri" completi, del tutto nuovi (regali da parenti, non desiderati) o quasi (messi una volta o due per occasioni formali).
Inoltre, molte signore/ragazze inglesi hanno SK presi in India in vacanza, che poi si accorgono di non avere occasioni per mettere... e li vendono su eBay.
L'eBay inglese è sviluppatissimo, si vende di tutto a prezzi ottimi!
Trovate non tanto, ma di tutto, dal completo di cotone per le scampagnate ai pezzi d'alta moda imperlinati, dalla XS alla XXL.
Come ricerca, lanciate "salwar" e filtrate per Europa e Privati. Ma anche, ricercate "kameez" perchè alcuni completi non vengono fuori con "salwar" (ad esempio, quando l'inserzione si intitola "churidar kameez", o "kameez suit" o "shalwar kameez", etc).
Io ho fatto affaroni con questo metodo.
Un'idea delle taglie britanniche: 8=40 10=42 12=44 14=46 16=48 e così avanti (taglie spesso comode).
Solitamente nelle descrizioni dei capi ci sono anche le misure in pollici.


Volete cucire da sole i salwar kameez?

I sarti indiani non usano cartamodelli, ma si fregiano di "sapere il proprio mestiere" e tracciare il modello a mano sulla base delle misure della cliente e di alcune regole (standard aritmetici di proporzione).
Posso dare due consigli:

1. Fatevi venire dall'India un completo già fatto su misura per voi, in una stoffa che non vi interessa; scucitelo ed usatelo come stampo per altre stoffe che comprerete separatamente.

2. Per cucire i salwar kameez ed i kurta (tuniche): le istruzioni migliori e più corrispondenti a quello che ho nell'armadio che ho trovato sono le seguenti istruzioni illustrate, di una gentile ragazza indiana.

Sfortunatamente si riesce a selezionare solo le etichette di quel blog e non i singoli post, quindi ecco come orientarvi:

In questa pagina si spiega come cucire un salwar kameez. L'autrice chiama stranamente "churidar" il kameez, ma la tecnica è indubbiamente corretta. Nella pagina, andate in basso fino al titolo "How to cut and sew churidar", e lì ci sono le istruzioni per fare un cartamodello e cucire il kameez con fodera interna (per i tessuti trasparenti). Le parti precedenti di quella pagina riguardano il salwar ed, in cima, come fare il taglio sotto il seno, con pinces, al kameez.
Per fare un kameez o kurta senza fodera, potete fare riferimento a quest'altra pagina, che comunque vi rimanda alle istruzioni, per costruire il cartamodello, del kameez foderato - basta ignorare la parte della fodera!
Non vi resta che variare le "misure" a seconda di quanto aderente o comodo o corto o lungo si vuole il kameez o kurta (il kurta altro non è che un kameez più corto da portare coi jeans).

Per i pantaloni, sia churidar che salwar, usate queste istruzioni.

Avete guardato i link e non ci avete capito niente? Se qualcuno mi chiede una traduzione la faccio volentieri, ma non mi metto a farla a meno che qualcuno me la chieda... fatevi avanti nei commenti!

... Ma se sapete cucire, e avete imparato in Italia, perchè non usare dei modelli occidentali per il kameez? Dicono i siti indiani che il modello di quasi qualsiasi vestitino "plausibile" o tunica lunga dovrebbe andare bene, basta lasciare apere le cuciture ai lati dalle anche in giù e farne dei lunghi spacchi.
Consiglio comunque, veramente, di ricorrere all'opzione 1 almeno una volta.

giovedì 21 gennaio 2010

Abiti indiani per il freddo

Ma queste indiane, quando fa freddo, cosa si mettono?

Il problema si pone non solo a chi vive nell'alto nord dell'India, ma anche a quelle indiane emigrate in... ad esempio... Canada e Gran Bretagna, ed anche a noi occidentali che desideriamo abbigliarci all'indiana.

Per le indiane induiste fino sull'Himalaya, sembra che la genetica abbia sviluppato una magica resistenza al freddo per soddisfare le aspettative culturali che vedono la donna induista come vestita con sari e choli (top corto) no matter what.
Persino le foto delle regioni himalayane (di qua e di là dal confine indiano) mostrano donne con sari e camicetta, magari a maniche lunghe, o con kameez e dupatta, come se nelle vene avessero l'antigelo.
Mistero! Io già faccio fatica a scoprire l'ombelico a meno di 30 gradi...

Comunque, per chi l'antigelo non ce l'ha, ecco le info:

Sari:
Ci ho messo un po' per indagare il concetto per quanto riguarda il sari, evidentemente concepito per i climi caldi.

Tradizionalmente, si aggiunge una grande stola - magari di lana come le pashmine, o di seta - sopra al sari stesso. La cosa serve a poco quando si scende sotto i 15 gradi però.

Più efficace è aggiungere un golfino sotto il sari (esattamente come si porterebbe il normale top o un magliocino).
Non ho trovato foto adatte, ma uno stilista indiano (Satya Paul?) ha proposto un ensemble con lo stesso concetto ma la giacca da tailleur.
Anche Sonia Gandhi indossa giacca e sari a certi eventi ufficiali all'estero; in questa foto, l'unica che sono riuscita a reperire, il pallu è "buttato davanti" ma avrebbe potuto tenerlo "al solito posto" dietro la schiena, sotto la giacca o sopra la giacca.

Quando fa veramente freddo, nessuno vieta di indossare anche un cappotto o altro giaccone sopra il sari. Non è affatto indiano ma salva da molti malanni, come hanno ben capito le (rare) indiane in sari e piumino che balzellano per Londra o Amburgo. Ovviamente è d'obbligo un drappeggio in cui il pallu non copra il braccio ma sia raccolto in pieghe sulla spalla. E' bellissimo poi vedere la codina del pallu che spunta da sotto la giacca dietro la schiena!

Maglioncini aderenti di lana, viscosa o simili sotto il sari? Si fa... soprattutto per le induiste di qua e di là dalle creste himalayane (ad esempio le nepalesi/bhutanesi induiste).

In questa foto, del Bhutan: le donne con l'antigelo; una signora con un dolcevita (sari verdino e maglia rossa) e, notate, gli uomini con camicia e maglione pesante!



Salwar kameez:
Non è un caso che il Salwar kameez origini dalle aree del nord-ovest indiano. Niente di più "adattivo" del salwar kameez: facendo camera d'aria, tiene fresco d'estate e caldo d'inverno.

Innanzitutto, il salwar kameez viene fatto in stoffe di peso diverso.

Per i climi più freddi, si vendono salwar kameez in cotswool (o cottswool o cotts wool, il termine è una crasi di cotton+wool cioè lana e cotone, ma in pratica il tessuto è un misto di lana con cotone e sintetico, non tanto pesante). Io mi sono fatta anche foderare in cotone i miei completi di cottswool, opzione comunemente offerta agli acquirenti, perchè la lana mi pizzica e perchè così tengono più caldo.

C'è da dire però che l'uso dei misti lana non sembra tanto popolare, soprattutto tra le molte indiane delle fasce più calde, poi emigrate in paesi freddi, che non concepiscono l'uso della lana per i loro completi; loro piuttosto portano le calze pesanti, o i leggins, e le maglie con le maniche lunghe - insomma, la biancheria d'inverno del nonno - sotto i completi di tessuti leggeri e fluidi.
Il massimo di gamma a cui la grande maggioranza dell'India è abituata, è andare da cotoni o sete più consistenti d'inverno con maniche lunghe o a tre quarti, a tessuti leggerissimi e maniche corte d'estate!

Molto comune è anche l'uso di golf  e giacche sopra il kameez, oltre all'uso di stole di lana (foto del Nepal).


Come procurarsi i salwar kameez in cotswool (fatti su misura o stoffa da cucire):
Di nuovo vi rimando ad eBay, anche perchè su internet non li ho visti altrove:

IndiaShop1
Ladies' Den
Indian Art Cart

Da tutti i venditori sopra, i completi in questione vengono sui 18-30 euro a seconda della bellezza del capo ed eventuali ricami, con confezione su misura gratuita inclusa, più 10-15 euro di spedizione e qualche eventuale spicciolo per la foderatura in cotone, se desiderate.

I venditori ovviamente vi mostrano la stoffa non cucita appoggiata sul manichino, dovete avere un po' di fantasia!


Ne trovate in tinte unita ricamati (con tipico ricamo Kashmiri), solitamente molto belli, ma essendo fatti a mano guardate bene le foto per evitare scollature asimmetriche ed altri eventuali difetti;

Oppure li trovate con una lavorazione tessuta, dalle semplici righe verticali a lavorazioni effetto broccato - solitamente il tessuto lavorato è per il kameez, mentre pantalone e dupatta sono di una stessa tinta unita coordinata. A volte molto belli, a volte certe carnevalate...
O ancora, li trovate stampati - raramente li trovo belli.

Potete scegliere, per la confezione, cosa volete come pezzo sotto (salwar/pantalone/ churidar/gonna...), e potete scegliere tra un ventaglio di fogge per la scollatura - a meno che non scegliate una stoffa pre-ricamata che vi obbliga ad una certa forma della scollatura.



Guardate bene quando comprate, perchè alcuni completi hanno anche la stola di cottswool - che diventa un "capo in più" per l'aspetto termico, e che magari usate poi anche in altri contesti; altri completi hanno la dupatta classica di chiffon/crepe sintetico che diventa un semplice accessorio.

Come ripeterò per il post dedicato a dove e come procurarsi i salwar kameez: per la confezione, non aspettatevi la sartoria italiana. La cosa è piuttosto rustica. Se prendete la stola in cottswool, è possibile che vi arrivi con gli orli da fare o con le frange da annodare.

Il discepolo chiese al Maestro...



"Maestro, esiste l'inferno?" 
"Figliolo, dove credi di essere adesso?"

Madre Teresa disse

Le persone sono spesso irragionevoli ed egocentriche. 
     Perdonale comunque.
Se sei gentile, la gente potrebbe accusarti di avere secondi fini. 

     Sii comunque gentile.
Se sei onesto, le persone potrebbero tradirti. 

     Sii comunque onesto.
Se trovi la felicità, le persone potrebbero essere gelose. 

     Sii comunque felice.
Il bene che fai oggi potrebbe essere dimenticato domani. 

     Fai comunque del bene.
Dai al mondo il meglio che hai e potrebbe non essere mai abbastanza. 

     Dai comunque il meglio di te.
Poichè vedi, alla fine dei conti, è una cosa tra te e Dio.
Non è comunque mai stata una cosa tra te e loro.

Madre Teresa

mercoledì 20 gennaio 2010

chi è maya? - post per non addetti ai lavori

"chi è maya?"
...si domanderanno alcuni che magari arrivano su questo blog guardando la ricetta della torta alle castagne, fanno un giretto nel blog, e si imbattono nei post più esoterici...

Avete presente il film Matrix?
(se no, guardatelo, assolutamente!)


Ecco, maya è la nostra matrix.

Mi attengo ad una definizione breve, descrittiva e da glossario, come questo post intende essere. Rimando ai testi ed ai Maestri della tradizione indiana per tutte le ulteriori discussioni a riguardo.

Nella tradizione induista, la realtà come noi la percepiamo non sarebbe altro che un film cosmico che Dio "sogna" o immagina, e che l'unica cosa realmente esistente, al di là di questo illusorio film, sarebbe Dio.
Così come noi sognamo di notte cose non reali, Dio sogna universi (come Shakespeare ben sapeva).

Il termine maya è sanscrito e significa "il misuratore", il separatore.

Dicesi maya l'"illusione cosmica", quella matrix che fa sì che l'Uno sembri molti, che fa sì che noi percepiamo spazio e tempo, oggetti, persone e luoghi, la dualità io/altro, ed altri inganni.
Maya, la molteplicità, rende possibile che noi proviamo attaccamento, orgoglio, umiliazione, rabbia, dolore, desiderio, delusione, fame, sete, la transitorietà delle cose belle, l'attaccare la nostra felicità a condizioni esterne, e tutte quelle "delizie" che costellano la nostra vita.


Digressione di religione comparata:
E' interessante che il termine diavolo derivi dal greco diabolos - dal verbo diaballein, gettarsi in mezzo - "colui che crea divisione" (evidentemente, divisione in ciò che altrimenti sarebbe uno).
Solitamente le etimologie in ambito cristiano usano un significato derivato, figurato, di dià-ballein che è "calunniare", ma chiamare il massimo essere del male solo calunniatore non ha senso, no? ne ha molto di più chiamarlo separatore... che è in effetti ciò che fa nella vita... il massimo male possibile, far sì che l'Uno sembri molti, tenere i figli di Dio illusoriamente separati dal Padre nella "matrix", in hac lacrimarum valle, incarnazione dopo incarnazione.

Tranquilli, ci si libera da maya. Non è questione di se, è solo questione di quando.
La liberazione definitiva da maya è detta illuminazione (beh, questo almeno è uno dei significati del complesso concetto di illuminazione).

Ci si capisce qualcosa?
Spero di sì... non è facile riassumere uno dei concetti più rilevanti di questo mondo in poche righe... Contributi e commenti sono benvenuti!

Raffreddore e spiritualità

Tra  4 giorni di raffreddore e i primi 4 giorni di operazione per l'appendicite, o di slogatura della caviglia, preferisco le seconde opzioni.
Niente peggio del raffreddore, per me.

Adesso che sto abbastanza bene e che le febbri sono scese, vi racconto queste utili osservazioni.

Siete insonni alle 3 di notte torturati/e dall'apice del raffreddore e dalle manifestazioni collaterali.
Cosa fate?
(Innanzitutto state lontani da quelle porcherie farmaceutiche che intossicano il fegato.)
Persuadetevi invece che questo è solo uno delle migliaia di raffreddori che avete avuto tra questo e i precedenti corpi che avete abitato, che non siete il corpo (verità la cui affermazione interiore aiuta a non sentire dolore, fame e freddo), e che ve la siete sempre cavata, e che dura una notte soltanto.
Questo mi ha fatto dormire (vabbe', un'ora alla volta, poi la coscienza coroprea mi svegliava di nuovo coi suoi fastidi, ma volete mettere?).

Una cosa molto interessante ed utile è che il raffreddore, per un piccolo periodo, annulla i sapori.
Questo accade poichè rende la vita molto dura ai neuroni olfattivi della mucosa nasale, che sono i responsabili della percezione degli aromi nei cibi (sentiamo solo i sapori di base con la lingua - meno il salato/acido, nel raffreddore).
Ho trovato questa cosa una fantastica occasione!

Dunque, nell'aldilà non c'è cibo. Le persone si reincarnano perchè hanno attaccamenti, desideri insoddisfatti o progetti incompiuti, e nell'aldilà proprio non c'è maniera di avere queste esperienze, per cui l'anima del defunto si fa un giretto nei mondi astrali, conferisce con dei saggi tizi, e torna presto giù attratta da ciò che le manca (sesso, cibo, fumo, alcol, la famiglia, i soldi, la comodità del suo letto, quel viaggio che avrebbe voluto fare, quella laurea che non ha preso...).

Quindi, se vogliamo smetterla di essere ancorati a maya e tornare qui ancora e ancora, è meglio che ci abituiamo a stare senza le sue attrattive. Una cosa è godere delle buone cose di questo mondo come godiamo di un buon libro o di un bel film (ciò che maya è), un'altra cosa è averne bisogno, esserne dipendenti, o credere che esse abbiano realtà intrinseca al di fuori del Sognatore cosmico.

Un giorno senza il sapore del cibo è un'interessante esperienza, che insegna cose un po' diverse da quelle di un giorno di semplice digiuno.

Non so ancora esattamente quale sia la differenza tra raffreddore e digiuno in questo senso, e francamente ho talmente tante cose da recuperare per il tempo perso con l'influenza, che non credo elaborerò molto il concetto, ma rimango con un senso di soddisfazione...

Sari di Kanchipuram (Kanjivaram)


Ecco i sari più pregiati e cari dell'India: i Kanchipuram (o Kanchi - diminutivo ampiamente utilizzato anche dai venditori).

La cittadina di Kanchipuram (Kanjivaram per i locali) si trova nel sud dell'India. Nel suo distretto si producono sete di altissima qualità e varie textures, da liscie e leggere a pesanti e sontuose, che si vendono in tutta l'India ed all'estero.

Bordi e pallu sono tessuti separatamente dal corpo del sari e poi le parti sono unite insieme.


I sari Kanchi sono fatti per durare, e spesso si passano da madre a figlia come "eredità di famiglia".
Sono un must per il corredo di ogni sposa dell'India del sud.

I bordi ed i pallu mostrano decorazioni intricate, spesso lavorate in zari (filo placcato in vero oro); i soggetti sono ispirati alla natura ed agli intarsi dei molti templi della zona.


Le decorazioni, per quanto splendide e dettagliate, possono dare un effetto complessivo più spartano o più geometrico di quelle delle altrettanto famose sete di Benares.
Comunque, i design dei sari possono essere i più diversi, dal semplicissimo all'opulento.
(Ma non per questo, i sari kanchi più semplici costano tanto di meno: questo bianco e rosso costa comunque oltre 100 euro)


Tradizionalmente i sari kanchi combinano colori accesi e contrastanti, anche se non mancano i sari più sobri.

Le sete kanchi possono essere ricamate ed arricchite di perline e paillettes nelle versioni più sfarzose, che arrivano a costare svariate centinaia di euro.

Sari di Benares (Banarasi)



La città più antica al mondo che sia ancora abitata, città santa e meta di pellegrinaggio per milioni di induisti e turisti ogni anno, è Benares o Varanasi.

Questa santa città è anche sito di produzione di pregiatissimi sari con lavorazioni a broccato.

Attenzione, perchè un "banarasi sari" definisce il tipo di lavorazione/decorazione, mentre la "banarasi silk" si riferisce ad un tipo di seta che mi risulta essere un misto seta-sintetico se non sintetico.
Leggete bene le descrizioni dei prodotti che intendete acquistare e fare domande al venditore!


I sari banarasi hanno delle caratteristiche comuni, ma c'è un sacco di varietà all'interno di questa tipologia. Oltre ai sari di pesante seta lucida, si fanno anche georgettes, chiffon ed altri tipi di tessuti, oltre alle versioni sintetiche.



Speso bordi, pallu e buttis (i ricamini sparsi nel corpo del sari) sono tessuti in oro/argento.

Il corpo del sari può anche essere a fantasia.


Le tematiche delle decorazioni sono solitamente floreali, nella stilizzazione tipica indiana e, più precisamente, Moghul (persiana). Frequente è l'uso del paisley (foglia di mango).


Assieme alle sete di Kanchipuram, i sari di Benares sono tradizionalmente tra i più apprezzati come capi pregiati per grandi occasioni, come i matrimoni e le festività religiose.

Foto: pezzi già venduti su sarimagic.com

Sari Baluchari


Iniziamo la carrellata sulle tipologie tradizionali dei sari indiani!
Le info e buona parte delle foto dei prossimi post sono gentile cortesia del mitico SariSafari.com.


Per un felice caso, inizio dai miei sari "da occasioni formali" preferiti, i Baluchari.



I sari Baluchari sono tessuti nel Bengala occidentale (la regione di Calcutta) utilizzando una seta lavorata a mano, corposa e lucida, vagamente simile allo shantung ma molto più morbida.

Ci sono anche i sari Baluchari di cotone, in un tessuto leggero e vaporoso.

Tipiche di questi sari sono delle decorazioni figurative intessute direttamente a telaio, nei bordi e nel pallu. Le decorazioni nel pallu sono strutturate in "serie" che si ripetono in fasce orizzionali, a volte con un'incorniciatura.
I soggetti più comuni sono scene mitologiche (Mahabharata & Ramayana), cortei matrimoniali e scene di corte. Alcuni pezzi hanno temi geometrici e non figurativi.

Il corpo del sari è in tinta unita, con eventuale presenza di buttis (piccole decorazioni tessute/ricamate, sparse in maniera regolare), a volte anche molto dettagliate, che richiamano il tema decorativo principale.


I pezzi molto eleganti hanno le decorazioni tessute in oro o argento, ed eventuali ulteriori colori come rosso, blu e verde - solitamente su base scura.

(Le foto sono tutte di pezzi ormai già venduti, su sarimagic.com, tranne che quello senza modella, su dollsofindia.com)

Come mettersi un sari (9): nuove varianti dello stile Nivi

La stilista Shaina ci fa vedere maniere semplici e giovani per variare il nostro stile base di portare il sari (noterete che "il pezzo sotto" è sempre in stile nivi/gujarati).

Qui su YouTube.

Penso che indosserò l'ultima variazione mostrata nel video alla mia prossima cena indiana - vengono un paio di amici ad aiutarmi verso metà pomeriggio (per quanto le opere inizino la sera prima, col paneer, e vadano avanti tutto il giorno della cena) e devo abbigliarmi per la cena prima che arrivino loro.

Questa ultima variante sembra fresca e pratica per affaccendarsi davanti ai fornelli, e non c'è pericolo che la parte del sari che normalmente copre il petto si sporchi cucinando - nessun grembiule lo coprirebbe tutto!
Poi, quando è ora di andare a tavola, si sta un attimo a rimettere il sari nella più pudica maniera tradizionale.

La cena è a tema bengali, ma francamente il drappeggio di quella regione è voluminoso e scomodo per cucinare - sì lo so, le bengalesi lo fanno da molti secoli, ma avendo alternative preferisco non avventurarmi!
Vabbe', facciamo che ci penso un po' e vediamo se riesco a fare qualcosa di quasi-bengali e di adatto, per non ricorrere al solito nivi per quanto "variato"...

sabato 16 gennaio 2010

Insalata di finocchi, arance, scarola e pistacchi

Beh, nel titolo ho praticamente detto tutto.

Questa gustosa insalata si accompagna molto bene ad un pasto particolare, ad uno di tutti i giorni, ed anche ad una cena indiana.

Per 4 persone:

Affettate sottilissimo 1 finocchio crudo, privato della parte dura;
Pelate a vivo 2 arance e le affettate in misura adeguata;
Aggiungete della scarola fresca, poco meno di un cespo come quantità;
Aggiungete 4 cucchiai di pistacchi tagliati a metà;
Condite con del buon olio d'oliva, sale e pepe

Buon appetito!

Cumino, carvi, nigella, ajwain: disambiguiamo!

Ci ho messo un bel pezzo a cercare di capirci qualcosa di un certo settore delle spezie asiatiche, ed ho finalmente capito perchè.

Alcune spezie vengono comunemente e scorrettamente indicate col nome di altre specie, esistono casi di cattive traduzioni o omonimie in alcune lingue...

Le pagine del dott. Gernot Katzer dell'università austriaca di Graz sono assolutamente illuminanti al proposito. Sono anche piene di digressioni di cucina e di linguistica storica, il che mi delizia ancor di più.

Non dubito di aver scritto qualche scorrettezza nel mio post delle spezie di qualche settimana fa, quindi ecco un sunto delle informazioni che ho trovato più utili.

De cuminis
Uno dei miei problemi principali, quando cerco di insegnare la cucina indiana, è assicurarmi che chi ascolta capisca che deve prendere il cumino orientale e non quello tedesco. Questa è la nomenclatura che uso io ma non è poi appropriata.
Il problema è appunto che due piante molto diverse (il cuminum cyminum ed il carum carvi) vengono chiamate, in italiano, con lo stesso nome di cumino. Il problema peraltro si trova anche col tedesco Kummel (la u andrebbe con la dieresi - i due puntini - ma non so come metterli).
Sia in italiano che in tedesco c'è maniera di distinguerli:
Il Cuminum Cyminum (il cumino "orientale") si chiama propriamente cumino in italiano e Kreuzkummel in tedesco (inglese cumin, hindi jeera);
Il Carum Carvi (il "cumino tedesco" perchè popolare nell'Europa centrale, settentrionale ed orientale) si chiama propriamente carvi in italiano e Kummel in tedesco (inglese caraway ma anche wild cumin, in hindi non ha nemmeno un nome perchè non si usa!) - anche se in italiano, come nell'equivalente francese, si dice anche cumino dei prati, e se comprate "cumino" nei vasetti al supermercato, solitamente trovate il carvi. Attenti!
Morale della favola, spesso la cosa è ambigua, il termine cumino/Kummel/cumin in una ricetta può significare entrambe le spezie e sta a voi dedurre di quale delle due specie si tratti.
La regola di base è che se il piatto è di stampo centro/nord/est-europeo si tratterà di carvi, mentre per i piatti asiatici, mediorientali, messicani e dei Paesi caldi in generale, si tratterà di cumino.

Di cumino e nigella
Passiamo all'hindi. Certo, voi non leggete le ricette in hindi. Neanch'io. Allora cui prodest?
Noterete che nelle ricette di cucina indiana scritte in inglese buona parte delle spezie e diversi altri ingredienti vengono spesso mantenuti in hindi. E' l'hinglish che si parla in India oggi.
Il fatto è che si tratta a volte di traduzioni fai-da-te, approssimate o eccessivamente letterali, e con alcuni errori che si moltipilcano fino a diventare una norma.
E' il caso ad esempio della povera nigella (detta anche "onion seed", semi di cipolla, per l'aspetto e non perchè abbia a che fare con il detto ortaggio). La nigella ha un odore pungente simile all'origano.
La nigella si chiama kalonji in hindi (composto di kalo, nero, e jeera, cumino) e kalo jira in bengali - letteralmente "cumino nero". Ecco che gli indiani ingenuamente traducono con black cumin, ed allora tutti noi capiamo "cumino nero", che non è altro che una varietà di cumino, niente a che fare con la nigella.
Quindi, quando nelle ricette indiane in inglese vedete "black cumin", sappiate che è nigella, kalonji  - che ho scoperto chiamarsi anche "semi neri" in italiano.

Il misterioso ajwain
Pianta imparentata col carvi, l'ajwain è talmente sconosciuto in Italia da non avere nemmeno una traduzione locale. In inglese si chiama carom, ma nelle ricette indiane ho praticamente sempre visto ajwain o spelling simili come ajowan.
Se per caso comprate spezie in Austria o Germania, attenti perchè là l'Ajwain si chiama anche Konigskummel o Indischer Kummel - ma non è cumino!
Di aroma simila al timo, l'ajwain viene usato qusi esclusivamente nell'asia centrale e nel nord-est indiano, oltre ad essere popolare nell'Ayurveda per le sue proprietà medicinali.
Se vi capita di andare in Paesi in cui potete contrarre un'infezione dall'acqua di rubinetto - come l'India -, ricordate che masticare un cucchiaio di ajwain e mandarlo giù con acqua calda (prima bollita) è un toccasana.

lunedì 11 gennaio 2010

Tofu masala - vegan, rapidissimo e gustoso

Questo è un piatto rapido e stuzzicante;
Si tratta di un adattamento in versione vegan del noto e amato "paneer tikka masala" (spiedini di formaggio indiano marinati in salsa al pomodoro)

Per due belle porzioni di tofu masala:
  • 250 grammi di tofu a cubetti o listarelle
  • 200 ml di passata di pomodoro
  • uno scalogno tritato
  • mezzo cm di zenzero grattugiato
  • mezzo spicchio d'aglio tritato o una punta di assafetida
  • 100 ml di panna di soia
  • 1/4 di cucchiaino di tandoori masala (si trova nelle "botteghe del mondo" ed in diverse drogherie; è un ospite fisso di casa mia perchè i miei lo usano per marinarci il pollo. Eventualmente sostituite con altrettanto chaat masala se lo avete)
  • 1/8 di cucchiaino di curcuma
  • 1/8 di cucchiaino di garam masala
  • poco succo di limone oppure 1/8 di cucchiaino di amchoor
  • mezzo cucchiaio d'olio
  • facoltativo: qualche cucchiaio di latte di soia
  • facoltativo: un pizzico di sale di rocca (kala namak; non serve se usate il chaat masala)
- Fate soffriggere zenzero, scalogno e aglio/assafetida nell'olio fino a cottura
- Aggiungete tutti gli altri ingredienti, qualche cucchiaio di acqua o latte di soia (non dolce), e fate cuocere 10-15 minuti
- Aggiustate di sale, se serve - liberissimi anche di aggiungere peperoncino

Servite con riso al vapore o con qualsiasi pane indiano o nostrano leggermente tostato.

giovedì 7 gennaio 2010

Come si porta la dupatta

La dupatta o chunni, una grande e lunga sciarpa di 80-100 cm per 200-250, è il complemento del completo di tunica e pantalone detto salwar kameez.



La dupatta viene tipicamente portata drappeggiata a U sul seno, con le due code dietro le spalle.

Se si tratta di una stoffa rigida, la U diventa una V come faremmo per piegare ad angolo una listarella di carta.

A volte, per mises più formali, la dupatta viene lasciata libera in altezza.



Altre maniere tradizionali di portare la dupatta prevedono il piegare la dupatta in lunghezza e adagiarla per traverso;


o lasciarla, puntata con una spilla, verticale su una sola spalla.


Molto comune al giorno d'oggi è il portare la dupatta semplicemente passata davanti al collo e con le "code" lasciate in totale lunghezza dietro.

Un'esoticheria dall'Occidente è portare la dupatta in una delle maniere in cui noi portiamo la sciarpa.


mercoledì 6 gennaio 2010

Il Salwar Kameez - intro


Il Salwar Kameez (letteralmente pantaloni e tunica, kameez viene dal latino camisia) è un tipo di abbigliamento sia maschile che femminile molto diffuso in tutto il Medio Oriente e sud dell'Asia - con nomi diversi, Salwar Kameez è hindi.
Qui parlerò appunto della versione indiana e femminile del Salwar Kameez, il concorrente del sari.
Per gli uomini, il completo tuica/pantalone si chiama kurta pajama.

Nell'India classica, gli uomini portavano il dhoti (una specie di sari corto che si mette al posto dei pantaloni) e le donne il sari senza top nè sottogonna, poichè i Veda, i testi sacri induisti, imponevano di non abbigliarsi con indumenti cuciti.
Dhoti e sari sono rimasti l'abbigliamento standard indiano fino alla generazione scorsa.

E' solo con le invasioni musulmane (cfr. post di introduzione alla cucina indiana, nella sezione dei cenni storici) che si inizia a diffondere l'abbigliamento cucito.

Tra i musulmani del Pakistan e del Punjab, cioè in quella che fino a pochi decenni fa era l'India nord-occidentale, nei secoli scorsi si diffonde il salwar kameez, che a tutt'oggi viene anche chiamato punjabi.


Per le donne viene aggiunta una grande stola, la dupatta, da portare drappeggiata sul petto per dissimulare il seno.

Kameez e salwar possono essere dello stesso colore, con dei ricami sul kameez, a volte anche sulla dupatta e, più raramente, sulla caviglie del salwar - comunque, la monocromia non è la regola.
Il kameez è spesso in un colore "in contrasto complementare" al salwar - magari i ricami o bordi del kameez richiamano quelli del salwar - e la dupatta unisce i due colori (per es. il completo viola/verdino o quello mattone/verde sotto).
Altre volte, salwar e dupatta sono in una stessa fantasia ed il kameez è in tinta unita con ricami che richiamano la fantasia del pantalone.

Ma possono esserci due fantasie diverse abbinate per kameez e salwar (foto qui vicino), soprattutto in un certo tipo di completi più economici: apriti cielo! Qui gli indiani ci danno dentro con un senso estetico distante da quello europeo... e salvo rari casi, mi spiace, non riesco a trovarli belli...


La forma specifica e la lunghezza del salwar varia con la moda del momento. I salwar sono comunque fatti molto abbondanti e così devono essere, solitamente cuciti in una taglia standard, e si arricciano in vita con una coulisse. Scendono a larghezza normale alle caviglie.
L'ampiezza del salwar sarà anche poco estetica per noi, ma non si fa altro che apprezzarla quando le temperature superano i 28 gradi - freschissimi, addirittura meglio che avere una gonna o degli shorts!


Interessanti sono i Patiala salwar (dall'omonima città, foto delle 3 ragazze), fatti con più stoffa che forma un fitto drappeggio.

Tenete a mente che, fino all'era postindustriale esclusa, in qualsiasi cultura si apprezzano gli abiti che fanno sembrare una donna più in carne, per quanto sempre a clessidra. Ultimamente però anche l'abbigliamento indiano sta "smagrendo" i propri abiti.
Una variante del salwar di derivazione Moghul è il churidar (più propriamente churidar pyjama), molto aderente sui polpacci e con una lunghezza extra che viene raccolta sulle caviglie formando un'arricciatura che ricorda delle cavigliere (da churia, quei braccialetti a cerchio rigidi, che in inglese sono detti bangles).


Dalle danzatrici delle corti Mughal ci arriva anche l'Anarkali salwar kameez, un completo di churidar e di una tunica (anzi, un vero e proprio abito che si potrebbe portare anche da solo) aderente sulla parte superiore, con vita a impero e svasata dal sottoseno in giù.

Molti anarkali in vendita adesso hanno la vita più attillata.
Solitamente l'anarkali è riservato ad occasioni eleganti e viene decorato e ricamato abbondantemente, soprattutto sul corpetto.
Ad un ricco matrimonio indiano (o misto?) in una grande città estera ho visto anarkali molto più ricamati, perlinati e luccicosi di questo qui accanto (gli invitati si stavano riunendo nella hall di un lussuoso albergo davanti a cui sono capitata camminando, e sono entrata per un tour fingendomi ospite dell'hotel)
La moda dell'anarkali è scoppiata circa tre anni fa grazie ad un certo film bollywoodiano di ambientazione Moghul, di cui non ricordo il nome.

Il salwar (o shalwar) kameez ne ha fatta di strada, diffondendosi in ogni angolo dell'India, fino a diventare un serio concorrente del sari.

Il salwar kameez è associato alla donna giovane, emancipata e progressista ed alle classi (caste) che noi chiameremmo borghesi, oltre che, più tradizionalmente, alla parte musulmana della popolazione; in uno dei prossimi post approfondirò un po' la sociologia e l'evoluzione contemporanea dell'abbigliamento indiano.