lunedì 31 maggio 2010

Sari Chikan

Il ricamo chikan (a volte nel divertente mis-spelling "chicken") è tipico della città di Lucknow, nel centro-nord del Paese.

Questa lavorazione viene tradizionalmente eseguita con filo bianco su tessuto colorato, spesso di colori pastello (cotone leggerissimo, o, più di recente, fluenti georgettes).

Il chikan ha origini antiche, ma vede la sua fioritura nel periodo della dominazione Moghul, in particolare grazie alla grande passione della regina Nur Jehan per queste decorazioni.

Il chikan non è usato solo per decorare sari, ma anche su salwar kameez, kurtas, kurta pajamas, biancheria per la casa ed altro ancora.


(immagini di pezzi venduti su sarimagic.com)

domenica 30 maggio 2010

Come fare presentazioni PowerPoint di qualità: la psicologia di PowerPoint

Questo post è per chi usa PowerPoint - insegnanti, studenti, dirigenti etc - e desidera farlo meglio.

Il problema è che la maggior parte delle persone utilizza male PPT, che è sfortunatamente un programma che si presta molto a questo genere di cattivi utilizzi.

Esistono una serie di regole, basate sui principi che regolano l'elaborazione dell'informazione da parte della mente umana, che vi permettono di fare presentazioni più efficaci.

Queste regole sono esposte in maniera riassuntiva, ma molto chiara e godibile, da Victor Chen in una presentazione che potete scaricare qui.
Visualizzatela in modalità "presentazione" così vi potete vedere gli effetti di tranzisione, che sono parte integrante della lezione.

Un'altra lezione (sempre in formato PPT) molto interessante sulla composizione ottimale di presentazioni PowerPoint e sugli errori da evitare è quella di Joe LaMontagne qui - noterete che i principi di base sono ripresi da Chen.

Il tutto è in inglese ma le presentazioni sono chiare e danno esempi visivi di quello di cui parlano - in ogni caso, resto a disposizione per eventuali necessità di traduzione.


La psicologia di PowerPoint

Molto è stato scritto su PowerPoint, programma inviso ai cognitivisti ed a chi ha effettivamente qualcosa da dire e non solo fumo da vendere.

PowerPoint nasce come strumento per il mondo degli affari e non per quello dell'istruzione. 
In altre parole, questo programma era stato creato per per impressionare e stupire il cliente/target con effetti speciali, transizioni, sfondi, suoni e colori, oscurare o "confondere le acque" riguardo ai punti più deboli o a certi fatti che non si desiderava sottolineare - e chiudere la vendita. 
Un altro utilizzo di destinazione di PPT era aiutare chi non aveva dati consistenti, o non aveva gran che da dire, o non aveva buone notizie, o non aveva doti oratorie, a fare comunque bella figura in azienda - facendo contento il proprio capo o la commissione o il consiglio d'amministrazione.

PPT è stato progettato per fare esattamente questo, ed ha una struttura tale (soprattutto se usate il wizard) che vi conduce facilmente a fare presentazioni qualitativamente scadenti per quanto graficamente impressionanti (tanto fumo e poco arrosto) persino quando effettivamente avete qualcosa di valido e consistente da dire.

Se desiderate saperne di più, ed usare PowerPoint con maggior efficacia, cognizione di causa e rispetto per il vostro pubblico, il web è pieno di risorse:

Vi consiglio di iniziare dal grande Tufte con l'articolo "The cognitive style of PowerPoint" (l'università statale della Louisiana ha generosamente, o incautamente, messo la scansione dell'articolo online - grazie, non costa poco comprarlo!)

Un riassunto dell'articolo, in formato presentazione PPT, è qui.

Joe LaMontagne ha una pagina con una serie di link di risorse sull'argomento.

Grazie a tutti quelli che contribuiranno ad una comunicazione più efficace e di migliore qualità seguendo questi studi.

mercoledì 19 maggio 2010

Sari: dal requiem alla cresta dell'onda



Traduco qui un articolo abbastanza vecchio, del 2003, ma molto interessante per comprendere i processi attraversati dalla moda indiana (che, come in ogni nazione, è un riflesso dell'evoluzione culturale e sociale) recentemente. 


L'articolo è di quando il salwar ha inizato ad affermarsi come serio concorrente del sari, ma la gran parte di quello che viene detto qui è ancora vero. 

Beh, prima che vi deprimiate, vi dico subito che la paventata morte del sari è stata largamente evitata, come riprendo a fine articolo e come è evidente dalla situazione attuale. 

L'articolo è di OutlookIndia, qui. Le mie note sono in parentesi quadre.
Per eventuali errori di traduzione, la sto facendo al volo e con febbre (motivo per cui sono a casa con tempo per farla) - le correzioni sono benvenute, scrivete pure nei commenti e modificherò.


"Garry Newman, consulente australiano per la catena di abbigliamento Westside, ha dato il colpo di grazia al nostro ultimo miracolo culturale l'altro giorno. "Il sari sta morendo", ha dichiarato Newman ad una riunione di esperti di moda allo scorso Festival Internazionale della Moda a Delhi. "E' stato uno shock" ricorda Vinod Kaul della Commissione Indiana per lo Sviluppo della Moda, "perchè ha scosso la nostra presunzione che il sari sarebbe rimasto per sempre e non avrebbe mai fatto la fine del kimono". Essendo sopravvissuto ad avversari dagli invasori islamici ai colonizzatori europei, elegantemente svolazzando sopra un mare virtuale di occidentalizzazione che ha inondato il resto dell'asia, il sari è arrivato ai suoi ultimi cinque metri?


I segni purtroppo sono ovunque, da Calcutta ad Ahmedabad, da Amritsar a Kochi, nei piccoli centri e nelle metropoli ma soprattutto in quello che era, fino a pochi anni fa, la sua ultima roccaforte, l'India del sud. "La fine del sari è più evidente nell'India del sud, dove le donne hanno continuato ad indossarlo per tanti secoli", dice Harmeet Bajaj dell'Istituto Nazionale della Tecnologia della Moda di Delhi.


"Non è inusuale andare in un qualsiasi villaggio e trovare la madre in sari e la figlia in salwar kameez", dice Laila Tyebji, co-fondatrice della Handikraft Society, di Datskar. "Il salwar kameez è oggi visto, persino nei villaggi del sud dell'India, come l'abito della donna istruita e progressista".


Negli ultimi anni, la domanda di sari sul mercato ha subito un costante declino", dice Sameer Sharma, membro della Commissione dell'Andhra Pradesh per i Tessuti industriali e fatti a mano. Il colpo più duro di questa rivoluzione sartoriale lo hanno ricevuto i tessitori a mano. Già messi in ginocchio dall'invasione di tessuti sintetici industriali a basso prezzo, i tessitori incolpano la popolarità dei completi salwar per aver cancellato i loro sari dal mercato. In una recente rilevazione condotta dall'Istituto Nazionale per la Tecnologia della Moda (NIFT) di Hyderabad, ad esempio, l'80% delle cooperative di tessitori a mano volevano smettere del tutto di tessere sari. Cosa non sorprendente, considerando l'enorme quantitativo di sari invenduti rimasti nei magazzini della cooperativa dei tessitori manuali dell'Andhra Pradesh (APCO), cosa che ha portato ad un'ondata di suicidi tra gli associati. Il solo distretto di Nalgonda, famoso per i suoi sari Ikat di Pochampally, ha un quantitativo di sari invenduti pari a 20 crore di rupie [=200mila rupie, circa 3 miliardi e mezzo di euro].
Anche i sari prodotti industrialmente non se la passano molto bene. "Quasi la metà dei negozi di abbigliamento nell'Andhra Pradesh vendono oggi completi salwar invece dei sari", dice V. Sreeramulu della divisione tessile del NIFT, il cui hobby è osservare, lungo le strade di qualsiasi città in cui gli capiti di trovarsi, cosa indossano le persone.


Similmente, nel Karnataka e nel Tamil Nadu [sud], sempre più donne stanno abbandonando i sari che hanno indossato per almeno 2000 anni senza fare una piega, a favore della facilità di movimento e comodità dei salwar kameez. Persino in Kerala, dove il sari ha meno di 100 anni [come ricordate, tradizionalmente nel Kerala si portava il Mundu Set, un tipo di "mezzo sari", non il sari] la nuova moda tra le giovani sono dei completi salwar fatti con i tradizionali tessuti di cotone fatti a mano, precedentemente utilizzati per i loro "mezzi sari".


Ad Hyderabad [capitale dell'Andhra Pradesh], mentre i negozi che vendono salwar kameez sono spuntati in ogni mercato di quartiere, i negozi di sari si stanno riducendo. "Voglio sbarazzarmi di tutti i sari nel mio negozio tramite prezzi scontati, e tenere solo completi salwar", dice Simran Jaggi, proprietaria di una boutique, Jagruti, nelle Banjara Hills. "Le giovani sono completamente passati all'abbigliamento occidentale", lamenta "e le più mature vogliono solo completi salwar di questi tempi".


Potrebbe non essere proprio la morte del sari, ma è certo che il sari sta venendo confinato ad un mercato di nicchia nel ruolo di "abbigliamento etnico", più adatto per matrimoni ed altre occasioni formali che per l'uso quotidiano", spiega il direttore dell'NIFT N.V.R. Nathan. "Le donne sotto i 40 raramente portano il sari al giorno d'oggi, e le donne sotto i 35, mai".


"Il passaggio dai sari ai salwar kameez non è una scelta estetica ma una questione di facilità di movimento e funzionalità", sottolinea la studiosa della storia dei tessuti Rita Kumar Chishti. "Le donne che devono ricorrere frequentemente all'autobus o ad altre forme di trasporto pubblico non lo possono fare altrettanto agilmente in sari", concorda Konamaneni Lakshmi, 37 anni, che lavora alla Vysya Bank ad Hyderabad. "Tutte le donne nella mia banca che hanno meno di 35 anni hanno smesso di indossare il sari al lavoro. I sari sono così scomodi, specialmente se guidi un mezzo a due ruote". Non che le donne in sari non venissero a lavorare in scooter qualche anno fa; è solo che, per dirla con Lakshmi, "visto che sempre più donne stanno passando dai sari ai salwar kameez, a nessuno dispiace se non vieni al lavoro in sari".


[Il sari veniva considerato, in passato, un abito "dignificante" ed appropriato per il lavoro ed i contesti formali, mentre il salwar kameez veniva guardato come più informale se non poco dignitoso, almeno dagli induisti - ricordo che il salwar è di origine musulmana ed i due non vanno d'accordo]


L'accettabilità sociale del completo salwar sta avendo effetto anche sulle donne più anziane. Lakshmi dice che era riluttante a passare dai sari ai completi salwar "perchè non ci ero abituata". Ma suo marito ha insistito, dicendo che si sentiva "a disagio" ad uscire con lei se portava un sari, specialmente per andare dagli amici, al cinema, in discoteca o a fare shopping. Un giorno lui arrivò a casa con due salwar kameez già pronti [ricordate che di solito si vende la stoffa ancora da cucire, no?] ed insistette che lei li indossasse. Da allora, Lakshmi ha smesso di portare il sari eccetto che al lavoro ("Mi vergogno ancora a mettere i salwar kameez al lavoro") o a cerimonie come i matrimoni. "Ad esempio", dice Lakshmi nell'enumerare i molti vantaggi del salwar kameez rispetto al sari, "si può camminare velocemente, fare passi più lunghi". Inoltre, dice, "ci vuole meno della metà del tempo per metterselo addosso".


Il cinema e la TV possono anche avere delle responsabilità nell'erosione dell'immagine del sari come capo adatto alla vita moderna, dice la Chishti. "C'è una chiara linea di demarcazione tra le star che portano i sari e le giovani che portano raramente il sari a meno che non si tratti di un'occasione molto formale". Tyebji concorda: "I curatori d'immagine hanno la maggiore responsabilità per questa tendenza. Nelle pubblicità, su cui la maggior parte degli indiani si basano per stabilite cos'è di moda e cosa no, le sole donne in sari sono le obbedienti nuore che friggono croccanti puris, o le suocere che pretendono un gabinetto Sani-fresh, o la ragazzetta con problemi di acne, sudore o alito cattivo. Il messaggio è chiaro: solo le sfigate e le tonte portano i sari".


Non stupisce dunque che persino le donne che avevano compreso i cinque metri di stoffa nei loro voti matrimoniali stiano oggi flirtando con i completi salwar. Quando Rajini Reddy si era sposata, a 21 anni, era sottointeso che da quel momento avrebbe portato solo sari. E così fece, fino ad un paio di anni fa. Per Rajini, che oggi ha 39 anni, la tentazione di liberarsi dal tradizionale sari non era nè questione di scomodità nè i costi della lavanderia (paga il suo domestico 5 rupie per stirare un sari, più del doppio di quanto le chiede per un completo salwar di 3 pezzi). "Era piuttosto la varietà di salwar kameez nei negozi", confessa. Annoiata dalla similitudine dei sari che si sentiva in dovere di indossare, bombardata in ogni film e telefilm da immagini di donne in completi salwar, con i negozi di sari che diminuivano e, con essi, i sarti che confezionavano i top per i sari (cartelli come questo in una fiorente sartoria a Panjagutta, una frazione di Hyderabad, "A causa di un calo di domanda, non si accettano ordini per top di sari", non sono rari), e con i negozi di salwar kameez che spuntano come funghi in tutta la città, non ci è voluto molto perchè Rajini cedesse alla tentazione. Ebbe la sua occasione quando andò in viaggio a Singapore. Rajini si fece un guardaroba di completi salwar col pretesto che erano più facili da lavare, indossare e portare in viaggio dei sari. Quando è tornata dalle sue due settimane di vacanza, Rajini ha abbandonato il sari - per l'uso quotidiano, almeno.


Per anni, ci siamo sentite orgogliose - per usare la frase piuttosto emotiva di Chishti - "della capacità del sari di reinterpretare la tradizione culturale in modi sempre nuovi". Ma ironicamente, è stata proprio questa reinvenzione che può star portando all'abbandono del sari. Gli storici dicono che il sari, anticamente, aveva poco a che fare con l'aspetto dell'abito attuale che porta lo stesso nome. Il sari d'altri tempi era poco più di un drappo avvolto in modo diafano attorno alla metà inferiore del corpo, lasciando il torso scoperto. Ma ogni incursione di dominatori dal Nord e dall'Ovest ha aggiunto un nuovo strato al rudimentale dhoti [che rappresenta la versione maschile del sari, usata ancora oggi, e risulta in una specie di pantalone; una volta il sari era come il dhoti], iniziando dal top e dalla sottogonna, fino all'ingombrante sari moderno inventato nell'Ottocento per soddisfare la bigotteria vittoriana. "Il sari è il più scomodo abito da indossare", lamenta la pediatra Asha Benkappa, che insegna alla facoltà di medicina di Bangalore [metropoli del sud dell'India, capitale del Karnataka].


Un segno dei tempi che cambiano è "Fazal e figli", un popolare negozio in via Commerciale, a Bangalore. Solo negli ultimi anni, lo spazio dedicato ai sari si è ridotto a meno di un piano, metre il resto dei tre piani del negozio è dedicato ai completi salwar. Di fatto, la generazione in jeans di Bangalore, così come i suoi colleghi di Chennai e Hyderabad, sta reinventando il concetto di abbigliamento formale. "Alle ragazze piacciono solo i vestiti occidentali [notate che il salwar kameez rientra nella categoria, pur essendo considerato etnico]. Portano il salwar kameez alle occasioni formali come i matrimoni,"spiega il dott. Asha, "dà loro la possibilità di vestirsi in maniera etnica". Visto che possono portare un bindi, fiori nei capelli, braccialetti [bangles/churia] e mehndi [tutti "accessori" obbligatori alle cerimonie induiste] anche con un salwar kameez, si risparmiano la seccatura di portare un sari persino alle occasioni formali, spiega. Tyebji concorda "La donna post-indipendenza [dopo il 1947], anche se disposta a sperimentare con le variazioni regionali dell'abito, non voleva rinunciare alla sua indianità, ma la generazione successiva aspira ad un'immagine diversa, che guarda all'Occidente".


E' interessante notare che nella lotta tra abbigliamento occidentale e tradizionale, in cui i giovani si oppongono agli anziani, il completo salwar di ispirazione islamica sta avendo un ruolo intrigante.
"Il salwar kameez si sta comportando da cuscinetto ammortizzatore contro la potente onda d'urto dell'occidentalizzazione", sottolinea Chishti. Questo si è reso evidente un paio d'anni fa, quando il Christ College di Bangalore ha imposto nuove regole per l'abbigliamento agli studenti. Jeans e gonne sono stati banditi ed alle ragazze è stato ordinato di presentarsi solo in salwar kameez. Ma persino un rigido regolamento può non essere capace di tenere le ragazze lontane dall'abbigliamento occidentale. Come sottolinea Mohanjeet Grewal, uno stilista che lavora a Parigi, "Il salwar kameez è solo il primo passo nell'occidentalizzazione del nostro abbigliamento. Non si ferma mai al salwar kameez, come si può vedere nei nostri film".


Comunque, i tradizionalisti come Tyebji insistono sul fatto che il sari tornerà a nuova vita. "Penso che quando il salwar kameez ha iniziato ad essere venduto in massa, in mercati come Lajpat Nagar [a Delhi, il più grande mercato di abbigliamento femminile nel sud dell'asia], le persone alla moda hanno riscoperto il sari come fashion statement". Tyebji dice che la tendenza è diventata percettibile a Dastkar qualche anno fa. "Nessuno comprava i nostri sari negli anni '90 e abbiamo dovuto passare a vendere salwar kameez.  Ma pochi anni dopo, il sari è riapparso, stavolta come abbigliamento formale".


Gli stilisti hanno subito iniziato a cavalcare l'onda, reinventando il sari come abito ibrido, con l'attrattiva dell'ombelico scoperto dei tempi antichi, ma con la silhouette e le scollature dei vestiti da sera occidentali. Yves St Laurent disse una volta che il suo unico rimpianto era di non ever inventato il sari. Le sue controparti indiane non condividono questo rimpianto. Per esempio, Shaina N.C., giovane stilista di Bombay, rivendica di non aver soltanto inventato 30 nuove maniere di drappeggiare il sari, ma anche di aver dato al sari una silhouette, trasformandolo da un noioso cliché ad un sexy abito da sera. "Sono la sola stilista al mondo ad aver reso il sari un abbigliamento formale", sostiene Shaina. "Con le mie innovazioni di top sartoriali pronti e persino corsetti, i sari stanno diventando il massimo della moda se si vuol essere eleganti per 2-3 ore".
Il sari è morto. Lunga vita al sari!"




Come si diceva, il sari è tutt'altro che morto, ma ha fatto esattamente quello che dicevano gli stilisti negli ultimi 2 paragrafi. E' diventato un abito da sera o di tendenza. I top (choli) degli stilisti sono diventati sempre più simili a reggiseni o bustini ricoperti di strass e paillettes. 
E, recuperandolo le dive, il sari tornerà sulle televisioni delle indiane non come un abito da sfigate e popolane, ma come abito delle "arrivate" e delle femmes fatales, assicurandosi lunga vita in tutto il territorio indiano. O almeno così spero.

Abiti indiani e caste

Potreste pensare che i meravigliosi sari siano ciò che le indiane indossano alle feste o nelle occasioni formali, e che il salwar kameez sia l'abbigliamento quotidiano.

Questo è vero per le classi medie, ma non lo è per le classi inferiori, inclusi i cosiddetti intoccabili.

Le donne di casta inferiore portano il sari ogni singolo giorno. Lavorano in sari nei campi, nei poveri laboratori artigiani ed anche nei cantieri stradali o edilizi.
A noi verrebbe da pensare che fare un lavoro pesante in sari implichi che l'abito sia a) di semplice cotone da tutti i giorni e b) molto sporco. 
Nessuna delle due condizioni è necessariamente vera, anzi. In una qualche magica maniera, i sari sono puliti e abbastanza spesso decorati (ad esempio, con i bordi dorati) - il che è ancora più sorprendente se si pensa che la maggior parte del bucato viene ancora fatto, sia in campagna che in città, come mia nonna lava i sacchi ed i teli che usa nell'orto, cioè sugli appositi lavatoi in cemento o pietra sulla riva del fiume/canale.

Le caste medio-basse e medio-alte generalmente portano il salwar kameez, poichè questa forma di abbigliamento è considerata più moderna e progressista - segno di emancipazione, in un certo senso. 
Ai matrimoni ed ad altre occasioni formali, però, le donne sfoggiano i loro sari, nelle versioni eleganti e luccicose, magari con diverse collane ed una moltitudine di braccialetti (quelli sottili e rigidi, i bangles, inglese, o churia, hindi) su entrambe le braccia.

Le caste superiori vestono all'occidentale, spesso con un kurta* abbinato a dei jeans. Ma anche loro, per le occasioni formali ed eleganti, portano i sari - magari pregiati pezzi tramandati da madre in figlia.

I ricconi, alle occasioni mondane, portano quello che potete vedere addosso ai bollywoodiani sulle continuamente aggiornate e sociologicamente interessanti pagine del modaiolo High Heel Confidential


*Kameez o kurti o kurta, sono tutti nomi per indicare le tipiche tuniche indiane. Di solito si usa dire kurti o kurta se il pezzo è da solo, da portare con i jeans o altri pantaloni, e kameez se è in completo con un salwar o churidar. Poprio per questa differenza di utilizzo, di solito il kurta è più corto del kameez)

martedì 18 maggio 2010

Chutney di menta

Questa è una salsina espressa, dal sapore allegro e stimolante, che sa assolutamente d'estate!

Si fa del tutto a crudo in un frullatore e dura circa 3 giorni in frigo.

La quantità di menta richiesta è ben più di una manciata; per chi ne ha in abbondanza in giardino o nella campagna circostante non è un problema, ma se la dovete comprare, tenete conto della quantità.

Per 300 ml di salsa:

una tazza (1 cup= 240 ml) ben riempita di foglie di menta fresca - solo foglie, niente gambi
un piccolo pomodoro
2 cipollotti
1 spicchio d'aglio
3 cm di zenzero fresco
1 peperoncino verde fresco o peperoncino secco a piacere
il succo di un limone e mezzo (100-120 ml)
un quarto di mela, preferibilmente verde
1 cucchiaino colmo di zucchero
1 cucchiaino raso di sale
un cucchiaio d'olio di semi
da mezzo a 1 cucchiaino di chaat masala o pav bhaj masala (se proprio siete senza, usate un altro masala o anche solo mezzo cucchiaino di cumino orientale)

- Mettete nel frullatore tutti gli ingredienti tranne la menta ed una parte del succo di limone e frullate ad ottenere una crema liscia.
- Aggiungete la menta, lavata, e frullate solo pochi secondi, quanto basta per tritare le foglie: la menta, a contatto con le lame, "cuoce" in fretta!
- Aggiustate di sale e spezie.
Se il chutney è troppo denso, aggiungete un paio di cucchiai d'acqua; se è troppo piccante, aggiungete limone (motivo per cui ne avete tenuto un po' indietro)

Gustate con croccanti papadoms per uno stuzzichino, con crocchette o altri fritti, come salsa da tramezzino, o con quello che la fantasia vi suggerisce


foto da qui

venerdì 7 maggio 2010

Sari Tie-Dye (Bandhini e Leheriya)

Un post veloce sui sari tie dye - cioè quelle fantasie ottenute piegando e legando, o annodando, una stoffa (bianca o già colorata) e mettendola a bagno in una tintura. In questo modo l'interno delle pieghe o del nodo non si intinge di colore e resta del colore originale, creando la fantasia per contrasto.

Il tie-dye era una decorazione molto popolare sugli abiti dei "figli dei fiori".

Nei sari indiani tradizionali, il tie-dye è più elegante ed elaborato che sulle magliette degli hippies.

Il Leheriya o Lehariya è una semplicissima fantasia a righe diagonali che si ripete su tutto il sari, ottenuta ripiegando ed arrotolando il sari prima del bagno di tintura.
Se la procedura è poi ripetuta nella direzione opposta, creando un pattern a quadretti/rombi, si chiama Mothra.

Il Bandhini o Bandhani o Bandhej è una tecnica di tie-dye originaria del Rajasthan ed aree limitrofe.
Nel Bandhini si fanno piccoli nodini legando la stoffa col filo attorno a perline o simili.
Si fanno nodini in serie, in "file" per creare fantasie anche elaborate. Il pattern finale risulta così composto di una serie di cerchietti abbastanza irregolari che delineano la fantasia.

Una coppia di foto recentemente comparsa su High Heel Confidential vi mostra i due tipi di sari, Leheriya e Bandhani, nelle loro versioni lusso.


(Shilpa Shetty in Leheriya e Raima Sen in Bandhini, qui)

martedì 4 maggio 2010

Curry di fagioli (Rajma) in 2 versioni

Il mio rajma può sapere di indiano quanto si vuole, ma quando lo mangio non posso che pensare alla "mari patrie" (madrepatria) che mi ospita, terra di fagioli oltre che di mais e di viti.

Vi propongo i fagioli in padella all'indiana in due versioni, la mia (muy buena) e quella classica.

Vi possono interessare i post sulle sostituzioni, sul rifornirsi per la cucina indiana, e su misure e conversioni (nelle etichette qui a destra).


Versione mia (veloce e briosa) - contorno per 2

una scodella di fagioli lessati
un cucchiaio d'olio
un pizzico di assafetida
qualche semino di fieno greco
una presa di cumino orientale pestato (o intero, o in polvere)
una punta di cucchiaino di tandoori masala, o meglio di chaat masala
un pizzico di curcuma
un pizzico di amchoor o una spruzzata di succo di limone
un pizzico di zenzero in polvere
una presa di foglie di coriandolo (cilantro), secco o fresco
sale e peperoncino q.b.

Scaldate l'olio; versatevi assafetida e fieno greco, fate dorare per 10-20 secondi;
Aggiungete il cumino pestato grossolanamente e fate rosolare ancora qualche secondo;
Unite i fagioli, curcuma, zenzero e tandoori/chaat masala, mescolate;
Aggiungete qualche cucchiaio d'acqua;
Fate cuocere una decina di minuti, schiacciando con un cucchiaio di legno circa metà dei fagioli; questo creerà un fondo cremoso;
Aggiungete amchoor e coriandolo; mescolate bene, assaggiate ed aggiustate sale e peperoncino.
Fate andare ancora un minuto per amalgamare i sapori e servite.


Versione classica (piatto molto amato nel Nord dell'India) - per 2


1 lattina di fagioli in scatola, sciacquati, o una scodella di fagioli lessati
1 cucchiaio di olio
mezzo cucchiaino di cumino orientale
1 piccola cipolla tritata
2 cm di zenzero grattugiato
2 spicchi d'aglio tritato
1 grosso pomodoro maturo a dadini
1 peperoncino verde a listarelle
1 cucchiaino (raso) di semi di coriandolo in polvere
mezzo cucchiaino di garam masala
1/8 di cucchiaino di curcuma
foglie di coriandolo tritate per guarnire
sale q.b.

Preparazione:
  • scaldate bene l'olio in una padella e fate soffriggere la cipolla a doratura;
  • aggiungete zenzero e aglio e fate andare ancora 2 minuti;
  • unite peperoncino, pomodoro, polvere di coriandolo, cumino, curcuma e garam masala e proseguite la cottura, mescolando spesso, finchè l'olio inizia a separarsi dal composto;
  • aggiungete i fagioli ed un bicchiere d'acqua calda, fate cuocere una decina di minuti mescolando di tanto in tanto; schiacciate una parte dei fagioli;
  • guarnite con foglie di coriandolo tritate e servite caldissimo con riso al vapore, un pickle a vostra scelta ed un'insalata di pomodori e cetrioli (magari condita con cipolla, foglie di coriandolo e peroncino oltre a sale, olio ed aceto - otterrete l' insalata Kachumbar)

(scusate la carenza di immagini ma blogspot fa i capricci ultimamente, non mi carica le immagini...)

domenica 2 maggio 2010

chutney di ananas

Intensa, aromatica, tropicale salsa agrodolce, facilissima da fare!



Ingredienti:

1 ananas, pulito e tagliato a cubetti
2 etti di zucchero di canna
1 etto di datteri denocciolati tritati
2 cucchiai di uvetta
200 ml di aceto di mele
1 cucchiaio raso di sale
2 cucchiai rasi di zenzero fresco grattugiato (meglio ancora, a julienne molto fine)
1 cucchiaio raso di aglio tritato finemente
3 piccoli peperoncini rossi freschi, privati dei semi, oppure mezzo cucchiaino di peperoncino in polvere
Mezzo bicchiere d'acqua

Attenzione: le dosi di zucchero e aceto dipendono dai vostri gusti e da quanto dolce o acido è il vostro ananas; eventualmente fate degli aggiustamenti.

In una padella a fondo spesso, unite tutti gli ingredienti e fate cuocere a fuoco medio, mescolando regolarmente, fino a che il chutney è piuttosto denso.

Versate in vasi ben puliti, richiudete e fate sterilizzare, per conservare questo chutney come una marmellata.

Versione alternativa molto comune in India: fate soffriggere, in 1 cucchiaio di olio, 1 cucchiaino raso di panch phoron (= parti uguali di cumino orientale, semi di senape, semi di finocchio, semi di fieno greco e semi di nigella, questi ultimi sostituibili con origano) per pochi secondi; proseguite poi come in ricetta.

Foto sopra: da qui