mercoledì 30 dicembre 2009

I magi

Sir Edward Burne-Jones, uno dei miei artisti preferiti.
The adoration of the Magi, 1887. Arazzo dal precedente acquerello The Star of Bethlehem.



Fonti altamente affidabili dicono che i re Magi fossero le di allora incarnazioni di grandi Maestri dell'India parte della linea dei guru del Kriya Yoga.

Di veglie e di silenzio

La sera della vigilia di Natale, dopo un incontro di meditazione sono andata in una vicina chiesa (santuario, tecnicamente) per la veglia che si teneva prima della messa.

La veglia si è rivelata inaspettatamente notevole, ed aveva come tema il Silenzio, quello spazio che serve fare dentro di sè almeno ogni tanto per lasciar entrare Dio (si chiama meditazione, ma i Cattolici sembrano aver bisogno di parafrasi perchè "meditazione" è una parola tabù, ricorda i "sentieri di perdizione" della New Age).
Constava di letture da ascoltare, e di preghiere da cantare a versetti alternati tra l'officiante e l'assemblea. Le letture erano tratte dal fior fiore della teologia cristiana moderna di taglio mistico ed intimo, mentre le "preghiere" in forma poetica (orationes psalmicae e salmodie) arrivavano ad includere persino Kierkegaard.

Mi sono domandata quante persone dell'assemblea capissero certi passaggi che richiedevano una notevole dimestichezza con filosofia e teologia - qualcosa è sfuggito anche a me, che a volte mi distraggo quando la cosa diventa troppo astratta -, ma credo che l'energia e la solennità del momento compensassero.

Di un'ora programmata per la veglia, 50 minuti sono passati in questa nobile lettura.

Alla fine, mentre già da qualche minuto era iniziato l'afflusso di massa (essendo quella una delle principali chiese del capoluogo) per la messa della Notte di Natale, il prete è arrivato a quella che per me era la vera "trippa per gatti" e indispensabile coronamento del percorso appena fatto: la meditazione, il silenzio di cui si era parlato per quasi un'ora.
Già verso metà veglia, facendo una stima del tempo necessario per arrivare alla fine della dispensina delle letture, avevo osservato con vivo interesse sociologico come la meditazione faccia così poco parte della tradizione cattolica che gli sarebbero stati riservati solo dieci minuti in coda alla funzione, invece che almeno il doppio inseriti a scrigno tra una testa ed una coda ...ma mi attendeva la ciliegina sulla torta.

"Ed ora fratelli e sorelle raccogliamoci per alcuni minuti..." ma la voce del parroco a malapena si sentiva nel brusio, rumore di tacchi e fruscio di ombrelli e giacche.
La stragrande maggioranze delle persone, anche quelle presenti alla veglia, hanno interpretato le parole dell'officiante come "Riposo! Tra dieci minuti iniziamo messa" ...e tutti a chiacchierare.
Avrei voluto ridere, ma mi sono utilmente trattenuta per motivi sociali e per non togliere ancora tempo alla breve meditazione.
Io, il caro amico "prete mancato" che mi accompagnava e poche suore che ci erano capitate attorno, avevamo creato una mini-isola di silenzio.
Riaperti gli occhi dopo la piccola meditazione, diverse paia di occhi ci guardavano come ufo.

martedì 29 dicembre 2009

Alcuni libri utili di psicologia

Ho una laurea di secondo livello in psicologia, con lode e crediti extra, ma non posso dire di conoscere la psicologia. Chi può dire di conoscerla? Uno al massimo fa un percorso.
Posso indicare i libri che per me sono stati più utili o significativi, però.


I libri di psicologia si possono utilmente dividere in tre aree:
- libri accademici che presentano studi, teorie e stato dell'arte su una certa branca della psicologia (dalle neuroscienze, alla psicologia dei gruppi, psicologia del lavoro, psicologia della personalità, etc)
- libri di pratica per terapeuti o futuri terapeuti (ad esempio, libri di tecniche di colloquio clinico)
- libri di self-help (auto-aiuto) scritti per il grande pubblico (ad esempio il famoso "Donne che amano troppo" della Norwood).


Che sappia io non ci sono testi introduttivi alla psicologia.
In un certo senso, capisco la difficoltà e forse l'inutilità di scrivere un testo generico ed introduttivo su questa disciplina. Al giorno d'oggi la psicologia è diventata l'equivalente delle scienze o della medicina, con le sue ramificazioni ed innumerevoli volumi all'attivo.
Inoltre, ogni branca della psicologia, in primis la psicoterapia, è fatta da un insieme di teorie spesso contrastanti. Pochi e specifici sono i rami in cui c'è accordo - ed in tutti molto resta da scoprire.
Quando mi sono iscritta all'università, io - come molti che oggi chiedono a me - speravo che i libri mi dicessero come funziona la mente umana e come si guarisce. Aspettativa presto delusa!

Una nota - ironia del sistema universitario italiano, tutti i libri dell'elenco che segue, che arrivano dalla mia carriera accademica, facevano parte di esami facoltativi.

La vostra domanda è "com'è fatta la personalità?" o "come funziona la mente?" e le basi della terapia?
Allora può interessarvi quel tomo del Mischel (Lo studio della personalità, W. Mischel, edito dal Mulino), che riunisce in una panoramica ben fatta le principali teorie di personalità e le conseguenti idee di 'come si cura'. Non serve leggerlo pagina per pagina, balzellate felici tra i capitoli e leggete quello che vi interessa. 


A dire il vero un testo riassuntivo e panoramico c'è (ma forse non è quello che cercate o quello che avete in mente quando dite 'psicologo' perchè tratta di tutto eccetto la clinica, cioè disturbi psicologici, trattamento, colloquio): quello su cui si studia per l'esame di Stato da psicologo per le domande teoriche. Un testo snello, semplice ed economico è Psicologo Domani, Erickson. Tratta: ruolo e basi della psicologia; ruolo e strumenti dello psicologo; intelligenza, apprendimento e memoria; emozioni e motivazione; comunicazione e linguaggio; sviluppo e teorie di personalità; identitià, gruppi ed esperienza dell'altro.

La domanda è "come si ammala la mente"? Un testo di riferimento chiaro e sintetico è il Manuale di psichiatria e psicologia clinica (di G. Invernizzi, edito da McGraw-Hill), usato anche per l'esame di psichiatria alla facoltà di medicina - quindi non serve avere già un background in psicologia. Questo testo vi parla delle caratteristiche di disturbi d'ansia (panico, disturbi ossessivo-compulsivi etc), depressione, psicosi, alcolismo, anoressia e così avanti.


Volete andare al di là della semplice descrizione e capire le dinamiche e le cause dei disturbi nevrotici, e come si possono guarire con la branca di terapia della parola ad oggi più efficace? A questo link (e se il link un giorno non funziona, scrivetemi e vi mando il pdf via mail) c'è una breve e ottima dispensa di introduzione alle terapie cognitivo-comportamentali. Se poi il genere vi piace, non mancate di leggere La mente prigioniera di Lorenzini e Sassaroli.

Siete dei terapeuti? Infermieri? Preti? Suore? Assistenti sociali? Insegnanti? Educatori? Astrologi? Genitori? Qualsiasi relazione d'aiuto, di guida o di coinvolgimento emotivo? O volete semplicemente diventare dei partner ed amici migliori? Abilità di Counseling, M. Hough, Erickson, può fare per voi: vi introdurrà all'arte dell'ascolto attivo e del colloquio terapeutico.

Un libro che mi è rimasto impresso è stato Il colloquio motivazionale (Miller e Rollnick, Erickson), destinato a coloro i quali hanno un ruolo di terapeuta e si trovano a sostenere qualcun altro in un processo di cambiamento (ad esempio, smettere un vizio o un comportamento dannoso). Mi è sembrato però che molte delle informazioni fornite dal testo (basta la prima metà, introduttiva) sarebbero state molto utili a tutte le persone che vivono a contatto con qualcuno che ha un'abitudine deleteria, se non altro per evitare di fare commenti o avere reazioni che non farebbero altro che infossare la persona nel suo vizio. Sfortunatamente queste reazioni controproducenti sono quelle più comuni o istintive, motivo per cui questo libro sembra così rilevante.

Fuori dagli ambienti accademici:


Trovo molto ben fatti le parti introduttive, per ciascun disturbo, di 'Omeopatia e benessere psicologico' di Rima Handley, le avevo usate come dispensina per un corso di introduzione ai disturbi psicologici più diffusi.

N. Branden, I sei pilastri dell'autostima, TEA. (libro di self-help)
Praticamente tutti hanno problemi di autostima. Specialmente le donne. Da una parte o dall'altra, in maniera solitamente inconsapevole, questi buchi nel nostro senso di sè ci rendono la vita infelice, o meno felice di quello che potrebbe essere. Questo libro fa un grande servizio nell'aiutare le persone a riempire questi buchi, a sentirsi più realizzati, più pieni, più sereni, con maggire controllo sulla propria vita.

Claudio Naranjo - i suoi libri sull'Enneagramma (Astrolabio). Io mi sono letta Carattere e Nevrosi ma mi dicono che gli Enneatipi nella Psicoterapia sia più commestibile per i non addetti ai lavori.
L'Enneagramma è un sistema simbolico di origine Sufi (mistica islamica) di lettura dell'universo in chiave evolutiva. Applicato alla psicologia, è una lettura della personalità in termini di "tipi"; ad ogni tipo di personalità corrispondono certe caratteristiche, certe dinamiche esistenziali e di relazione, ed un certo percorso evolutivo ed involutivo che la persona può fare. Questo sistema è veramente profondo, utile e spirituale.
I libri di Naranjo non sono facili perchè piuttosto tecnici, ma lui è "il maestro" e non mi sento di consigliare altro: sull'enneagramma hanno scritto cani e porci e non ho fatto una cernita dei testi "per il grande pubblico" da proporvi. Se avete consigli, scriveteli nelle note!

Un notevole testo di self-help, per chi ne ha bisogno ma anche per chi vuole semplicemente capire il mondo che gli sta attorno, è The emotionally abused woman di B. Engel, edito dalla Fawcett. Questo testo è purtroppo disponibile solo in inglese e non so di niente di nemmeno simile pubblicato in italiano.
Avevo pensato di tradurlo e proporlo ad una editrice italiana ma, informandomi su internet, pare che sia un'impresa dalla riuscita assolutamente improbabile ed irta di ostacoli.
Una descrizione in italiano, una specie di mini-riassunto del libro (anche se non ottimale a mio avviso) si trova in questa pagina che consiglio di leggere.
Il fenomeno della violenza emotiva, verbale e fisica nelle relazioni (affettive e non solo) è molto, molto più diffuso di quanto si pensi.







Superbrain Yoga: aumentare l'intelligenza e migliorare l'equilibrio psicologico con un semplice esercizio

Master Choa, il fondatore del moderno Pranic Healing, ha spaziato con i suoi studi e conseguenti insegnamenti in buona parte delle aree importanti per la vita delle persone.

Il SuperBrain Yoga è una delle formidabili tecniche messe a punto dal Maestro e si basa sulla riscoperta ed ulteriore raffinamento di antiche tecniche yogiche per il potenziamento cerebrale.
Il risultato è un esercizio fisico di semplice e rapida esecuzione ma dai sorprendenti effetti.

La tecnica è stata sperimentata a livello clinico con adulti e bambini iperattivi, autistici, con sindrome di Down, a basso rendimento scolastico ed altri, ed i successi sono stati clamorosi. Le sperimentazioni proseguono e possono essere seguite su superbrainyoga.org.

Tutte le spiegazioni, il background, le sperimentazioni e le istruzioni per eseguire la tecnica sono riportate nell'omonimo libro di Master Choa, ma c'è anche una ragazza (allieva diretta del Maestro e figlia della presidentessa di una delle principali organizzazioni di Pranic Healing in Italia) che ci ha fatto una tesi di laurea che segnalo volentieri - anche perchè, dato il mio background universitario, la cosa è proprio pane per i miei denti. La tesi si può scaricare in versione integrale qui, accompagnata da una bella presentazione.

Agricoltura Pranica (Pranacoltura)


Vorrei segnalare il nuovo sito sull'Agricoltura Pranica (Pranacoltura), che sostituisce il precedente e più informale blog, ed i formidabili risultati che si possono ottenere in questo campo.

In questo blog il sig. Mohan presenta i risultati ed i protocolli relativi alle sue sperimentazioni su piante da consumo coltivate con l'applicazione del Pranic Healing.

Il Pranic Healing è una disciplina della famiglia della pranoterapia (link al principale sito italiano qui). Il Pranic Healing è altamente strutturato e di stampo scientifico, ma tutti lo possono imparare; in esso si utilizza il prana o energia vitale per trattare disturbi fisici e psicologici propri o altrui.
Dal ruolo di disciplina terapeutica per le persone, il Pranic Healing è stato esteso con grande successo all'applicazione su animali e piante, oltre che per altri utilizzi tra cui il miglioramento dell'efficienza dei carburanti.

Il fatto che il Pranic Healing sia stato applicato con grande ed inequivocabile successo (con controllo sperimentale) su piante, animali, carburanti, acqua, colture cellulari ed altro di non-umano, ha il notevole merito di escludere definitivamente l'ipotesi dell'effetto placebo anche per quanto riguarda gli effetti sulla salute umana.

I coltivatori - Pranic Healers che hanno collaborato col sig. Mohan in varie parti dell'India hanno osservato un aumento di quantità (circa il 33%) e qualità del raccolto, rispetto ai "normali" parametri di controllo. Le piante risultano inoltre più grandi, fino al doppio dello standard della specie.
Questi risultati sono coerenti con quanto ottenuto da sperimentazioni analoghe condotte dal dott. Krell in Europa.
Sono stati inoltre sviluppati efficaci protocolli per specifici problemi che l'agricoltore può incontrare.

Per quanto riguarda l'utilizzo in agricoltura, le implicazioni pratiche sono veramente notevoli. Se il Pranic Healing potesse essere diffuso su larga scala tra gli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo, si otterrebbero una serie di vantaggi per la popolazione locale e per il pianeta.
La pranacoltura permette di ridurre l'uso di pesticidi e di rendere il processo di coltivazione più efficiente, in modo tale da ridurre i costi. L'aumento di resa e qualità del prodotto inoltre equivale all'avere i vantaggi degli OGM senza i pericoli, i costi e gli abusi ad essi associati.

sabato 19 dicembre 2009

Curry di Mango in Agrodolce

Un'esoticheria per le feste o per l'estate.
Semplice, veloce, intenso ...ed assolutamente delizioso, se piace il genere!
Adatto anche alle diete.

Per questa preparazione non serve essere sicuri di avere un mango dolce, anzi. Comprate del mango non molto maturo - anche ben verde - che poi nella ricetta c'è spazio per aggiustare sia verso il dolce che verso l'acidulo.


Ingredienti per 4:
  • Mezzo chilo di mango, al netto di semi e buccia (circa 2 frutti)
  • 2 cipolle tritate
  • se serve: zucchero di canna q.b.
  • se serve: amchoor (polvere di mango verde) q.b., sostituibile con succo di lime o di limone o pasta di tamarindo
  • 4 spicchi d'aglio tritati 
  • 1 cm di zenzero 
  • mezzo cucchiaino di semi di senape
  • 3 peperoncini rossi privati dei semi (o modificare la quantità a piacere ed a seconda della varietà di peperoncini a disposizione)
  • mezzo cucchiaino di semi di cumino
  • mezzo cucchiaino di curcuma
  • sale q.b.
  • un cucchiaio d'olio di semi
  • facoltativo: poche foglioline di curry 
    Procedura:
    1. Tostate brevemente il cumino a secco in un'antiaderente senza Teflon; 
    2. Fate una pasta (nel mortaio o nel tritatutto) con peperoncino, cumino, zenzero ed aglio.
    3. Scaldate l'olio e soffriggetevi la cipolla a fuoco moderato, fino a doratura.
    4. Aggiungete la pasta piccante, la senape, la curcuma ed eventuali foglie di curry e soffriggete ancora qualche secondo.
    5. Aggungete il mango tagliato a cubetti ed abbastanza acqua da coprire il mango.
    6. Salate e fate cuocere, mescolando di tanto in tanto, fino a che il fondo di cottura si addensa ma il mango rimane ancora sodo.
    7. Assaggiate il curry: se serve, aggiungete amchoor o zucchero fino ad ottenere il giusto equilibrio tra acido e dolce; aggiustate anche di sale.
    8. Fate andare ancora un paio di minuti dopo aver fatto le ultime aggiunte, affinchè i sapori si amalgamino.
    9. Servite ben caldo con riso basmati bianco a vapore o con semplici chapati. 
    Versione fusion - la mia preferita: tenete il curry piuttosto asciutto e poi saltatelo assieme al riso (già cotto a vapore e non salato) con un goccio di salsa di soia. Accompagnatelo con una raita o semplice yogurt bianco intero.

      immagine presa qui

      lunedì 14 dicembre 2009

      La mia piccola bibliografia spirituale

      Sono stati versati fiumi d'inchiostro su vari temi di spiritualità e discipline energetiche ed esoteriche.
      Tutti sono liberi di scrivere ciò che vogliono e questo, sebbene sia un sacrosanto diritto, dà anche adito ad una jungla immensa in cui è difficile districarsi.

      Sono ignorante e non ho letto molto (affermazione che fa sempre ridere i miei amici ma è vero), ma ho avuto il privilegio di essere sin da giovane sotto ottime guide, e di apprendere strumenti di discernimento e valutazione per non perdere tempo.

      Consiglio fortemente i seguenti libri/autori - selezione apparentemente piccola, ma basterebbe per diverse incarnazioni:

      • Master Choa Kok Sui (moderno fondatore del Pranic Healing ed Arhatic Yoga). A volte la traduzione non è bella, ma è facile ignorarlo con così preziosi contenuti in campi così diversi.
      • Paramahansa Yogananda (edito dalla Self Realization Fellowship negli USA ed in Italia edito da Astrolabio - cioè, ciò che è stato portato avanti dalla SRF che lui ha fondato, e non da altri auto-proclamati prosecutori che pubblicano attraverso altre case editrici).
      • Altri libri della Self Realization Fellowship, sempre al link di cui sopra
      • Teosofia (Bailey, Leadbeater, Powell, Blavatsky)
      • I Rosacroce
      • San Giovanni della Croce
      • Madre Teresa
      • Bhagavad Gita
      • Beh, chiamatemi antiquata, ma sotto il mio cuscino ci sono sempre 2-3 libri, tra cui non manca mai il Vangelo o la Bibbia. L'Ecclesiaste, il Siracide, il vangelo di Giovanni... leggete la Bibbia, è un bel libro :-), anche se ormai mostra i segni di secoli di manipolazioni, ed in certe parti è molto più storico che spirituale. In certi passi lo si capisce meglio avendo una base di formazione "alternativa".

      Saag Paneer (formaggio in crema aromatica di verdure a foglia verde)

      Questa ricetta, originaria dell'alto nord-ovest indiano, è una squisitezza.
      Rispetto alla media della cucina indiana, il saag paneer è anche di rapida esecuzione. Combina il "formaggio" indiano fatto in casa, spezie, spinaci ed altre verdure ed erbe.
      Potete semplificarla utilizzando solo spinaci e non il resto del "verde" e si chiamerà Palak Paneer.
      In India, le mamme lodano questa ricetta come il modo di far mangiare la verdura ai bambini.
      Se non desiderate usare o fare il paneer (ricetta nel post precedente), sostituite con il tofu.

      Esistono numerose versioni del saag/palak paneer, e trovarne una ottimale non è stato facile. Ma ce l'ho fatta! Sono grata a Chef In You, ricetta originale qui. Beh, la mia è leggermente adattata...

      Questa versione "nature", oltre che piuttosto delicata, è anche salutistica: spesso nei ristoranti trovate palak/saag paneer veramente unti, che poi si piazzano sullo stomaco per ore ed ore. Vero è che, entro certi limiti, più burro (e derivati del latte in ricetta) mettete, più buono viene...

      Ingredienti per 4-6:
      • un mazzetto di spinaci bio
      • un mazzetto di foglie di senape (sarson)... calma, calma, non metto qui ricette che poi nessuno può fare... si sostituisce bene con cime di rapa, che assomigliano anche visivamente al sarson
      • un mazzetto di foglie di fieno greco... ancora calma... sostituite con un pugno di foglie di sedano
      • facoltativo: una manciatina di altre erbe fini fresche, come coriandolo, menta, melissa e maggiorana (NO rosmarino, aneto ed altre erbe forti)
      Il totale "pulito" del verde dev'essere di circa mezzo chilo - come detto, potete fare anche solo spinaci
      • un cucchiaio di ghi o burro
      • una grossa cipolla, grattugiata o tritata finemente
      • 1 cm di zenzero grattugiato
      • 1 spicchio d'aglio tritato finemente
      • 1-2 peperoncini verdi (secondo il gusto ed il tipo di peperoncino)
      • Paneer, o tofu, a cubetti o sbriciolato - circa due etti
      • 1 cucchiaino di garam masala
      • un pizzico di curcuma (facoltativo)
      • 1/4 di cucchiaino di cumino in polvere
      • 1/4 di cucchiaino di coriandolo in polvere
      • Facoltativo: 1 cucchiaino di amido di mais
      • Facoltativo: 2-3 cucchiai di panna o di yogurt bianco intero, bio
      • Facoltativo: una spruzzata di succo di limone
      Preparazione:
        1. Pulite e lavate le verdure ed eventuali erbe e bollitele per 3 minuti in poca acqua. 
        2. Frullatele con un po' d'acqua ed i peperoncini privati dei semi (se qualcuno dei commensali ha problemi ai reni, non usate l'acqua di cottura ma altra acqua). Potete tritare invece di frullare, secondo il vostro gusto.
        3. In una padella, scaldate il ghi e soffriggete cipolla, zenzero, aglio, curcuma, cumino e coriandolo.
        4. Quando il soffritto è cotto, aggiungete il paneer e saltatelo a doratura, circa 5 minuti. La versione "unta ma golosa" prevederebbe la frittura a parte dei cubetti di paneer.
        5. Aggiungete la purea di verdure; portate ad ebollizione e fate cuocere per qualche minuto.
        6. Potete addensare il composto con un po' di amido di mais (sciolto a parte in una tazzina con poca acqua) se vi pare troppo liquido, o aggiungere acqua se vi pare troppo sodo.
        7. Per una versione più ricca, potete aggiungere 2-3 cucchiai di panna o yogurt.
        8. Salate - e salate piuttosto bene.
        9. Se vi piace, aggiungete un po' di succo di limone (che non servirà se avete usato yogurt).
        Fantastico servito con riso basmati bianco o integrale, o qualsiasi pane indiano e non (ottima scarpetta!)




        La foto è presa qui e quei cubetti rossastri sono pomodoro crudo per decorare.

        Paneer: fare il formaggio indiano in casa

        In India non si usa il formaggio come lo intendiamo noi.
        Solitamente si utilizza il paneer, un leggero e digeribile formaggio fresco fatto in casa, di consistenza molto simile al tofu. Questa delicata cagliata viene utilizzata sia in preparazioni dolci che salate.
        Nei paesi anglosassoni, gli indiani traducono paneer con "ricotta"; qui non osano, ma scrivono comunque "formaggio". Il che poi risulta in effetti buffi nei menù dei ristoranti, come ad esempio la descrizione del Gulab Jamun, deliziosi "babà" (palline fritte, di paneer e farina) in sciroppo di rose, come "palline di formaggio in sciroppo alle rose"... eeesh... mi domando quanti italiani ordinino quel dolce!

        Paneer per due:

        Due litri di latte
        60 ml di succo di limone (1/4 di tazza)
        oppure mezzo litro di latticello
        1. Portate il latte a ebollizione a fuoco gentile. 
        2. Mescolando, aggiungete il succo di limone o il latticello. Spegnete il fuoco.
        3. Ponete un canovaccio pulito (sciacquate via l'ammorbidente se l'avevate usato in lavaggio) in un colino o in altro recipiente traforato adatto a fare da stampo.
        4. Quando la separazione della parte liquida dal solido sarà completa, rovesciate il tutto nel colino e lasciate sgocciolare bene.
        5. Se avete usato limone, sciacquate sotto acqua corrente per togliere l'acido.
        6. Quando la temperatura si è un po' abbassata, avvolgete il canovaccio sulla cagliata e strizzate.
        7. Lavorate con le mani per un paio di minuti, per "lisciare" il composto.
        8. Riavvolgete il fagotto e mettete la cagliata in pressa utilizzando un peso, per almeno un'ora - meglio due, soprattutto per preparazioni salate.
        Conservate in frigo per 2-3 giorni (meglio se in acqua, come tofu e mozzarella), o in freezer per mesi.

        Utilizzate come indicato nella ricetta.

        Poca voglia di fare questo lavoro? Qualche commensale è vegan? Usate il tofu!


        Salsa speziata di yogurt e ceci (yogurt chutney)

        Si aprono le danze, su questo blog, per le salse indiane, raita, chutney e pickle!

        Le raite più popolari comprendono cetrioli e/o pomodori freschi, ma siamo quasi a Natale e per amore di Madre Terra atteniamoci a quello che abbiamo di stagione.

        Inizio da una salsa un po' a metà fra un chutney e una raita, ma che ricorda anche l'arabo hommos. Questo saporito chutney, dal gusto robusto e con una punta di amaro, si fa "espresso" e con lo yogurt come una raita. E' un sapore che incontra facilmente il gusto degli occidentali, ottimo per una cena per neofiti.
         L'ottima ricetta arriva da zia Manjula che sempre ci delizia dal suo amato sito di cucina indiana vegetariana con video.
        (In India ci si rivolge solitamente ad una persona con termini di parentela, per instaurare un contatto positivo - cfr qui)

        Ingredienti:
        (consultare, per le misure di volume, il relativo post qui a destra)

        • 1/4 di tazza (40 grammi) di ceci bio cotti (in scatola vanno benissimo)
        • 1 cucchiaio di olio
        • un pizzico di assafetida (sostituibile con 1 spicchio d'aglio)
        • 1 cucchiaino di semi di cumino
        • 1 cucchiaino di semi di senape nera
        • 1-4 peperoncini rossi (secondo le vs. preferenze ed il tipo di peperoncini che avete)
        • 1/4 di cucchiaino di semi di fieno greco (facoltativo ma caratteristico, dà la punta di amaro)
        • 1/2 tazza di yogurt bianco bio (un normale vasetto)
        • 1/2 cucchiaino di sale (meno se i ceci sono già salati, come quelli in scatola)
        • Succo di limone q.b.


        1. In un'antiaderente (senza Teflon), fate tostare i ceci "a secco" fino a scurirli di un paio di toni. Mettete da parte. 
        2. Nella stessa padella, scaldate l'olio a fuoco medio. 
        3. Aggiungete i peperoncini (ed eventualmente l'aglio tritato finemente) e soffriggeteli finchè si scuriscono. 
        4. Aggiungete l'assafetida, il cumino, la senape ed il fieno greco. 
        5. Soffriggete per alcuni secondi fino a che le spezie scricchiolano, poi togliete dal fuoco.
        6. Unite spezie, yogurt e ceci tostati in un tritatutto e fate andare fino ad ottenere una crema abbastanza omogenea.
        7. Assaggiate ed aggiungete succo di limone e/o sale a piacere.


        Hmmmmm.... è ottimo anche da solo sul pane!



        giovedì 10 dicembre 2009

        Sari: come e dove comprare

        Desiderate acquistare dei sari ma non sapete dove rivolgervi?

        Ecco dei consigli che vi permetteranno di comprare splendidi sari (o saree, o shari, o anche sary) con un buon rapporto qualità-prezzo.


        Ma quanto costa un sari? 
        Dai 6 euro ad alcune centinaia, a seconda di quello che state cercando e del vostro budget.
        Non tutti i venditori però sono onesti, soprattutto quando si tratta di vendere a non-esperte. Questo post vi aiuterà anche, spero, a non farvi bidonare.

        Tengo a ricordare che, quando acquistate dall'estero, il termine "art silk" non ha niente a che fare con l'arte ma sta per "artificial", cioè sintetico. Diversi tessuti chiamati "silk" con qualche aggettivo vicino (o anche senza) sono dei sintetici o, nel migliore dei casi, misti. Attenzione quindi! L'unica maniera per sapere che la seta è seta, da chi commercia prodotti dall'India, è trovare la dicitura "pure silk" (o, più raramente, real silk o 100% silk), che il venditore non mancherà di indicare.


        Tenete conto che i prezzi per l'estero indicati sotto possono variare leggermente, non solo per l'inflazione ma anche per le fluttuazioni del cambio di valuta.


        1. Acquisto di sari in Italia

        Questo negozio online vende, oltre ad una selezione di sari tra cui i preziosi sari mauriziani, tutta una serie di notevoli articoli etnici. Consiglio caldamente di visitare il loro blog per la diffusione delle culture orientali, veramente ben fatto.
        I sari di Diwali Store non sono proprio economici, ma qui avete assicurata un'alta qualità del prodotto - cosa che imparerete ad apprezzare quando, dopo un po' di acquisti direttamente dall'India, noterete che ogni tanto vi arriva un capo imperfetto per qualche motivo e farlo cambiare non vale il costo della spedizione. Comprare in Italia ha inoltre il vantaggio di essere protetti dalle garanzie legali italiane sul commercio a distanza, di non passare dogana e di dover attendere molto meno per la consegna del prodotto.

        b) Il locale negozio di articoli etnici può avere dei sari.
        Posso parlare del negozio di articoli indiani che c'è in questa media cittadina del nordest: qui vendono sari a poco prezzo (sui 15 euro). Dicono di venderli per chi fa danza del ventre che poi non sa nemmeno come metterli (sentita questa, ho messo su il blog). I sari che ho visto sono di seta, ma sono di seconda mano e c'è veramente poca tra cui scegliere. Allo stesso prezzo se non meno li comprate su eBay ed almeno avete molta più scelta!


        2. Acquisto di sari online su eBay

        Da eBay sono arrivati praticamente tutti i miei sari, eccetto quelli che mi sono stati portati in regalo dall'India.
        Come già detto per l'acquisto dei misuratori di tazze e cucchiaini e di spezie esotiche per la sezione cucina, comprare su eBay è una grande risorsa e permette di avere molta scelta e notevoli risparmi. Richiede però anche un minimo di occhio e di pratica col commercio online - e solitamente anche un po' di confidenza con la lingua inglese. Abbiate Paypal, il più sicuro e diffuso metodo di pagamento online. Spero di facilitarvi le cose con questa mini-guida.


        Di tanto in tanto aggiorno questa sezione perchè i venditori su eBay a volte chiudono, a volte riaprono con un altro nome, a volte ne vengono fuori di nuovi interessanti... tornate per ricontrollare gli aggiornamenti!


        Come venditori eBay per sari nuovi vi consiglio di lanciare una normale ricerca tenendo a mente le indicazioni generali dell'introduzione.
        Se digitate "saree" e selezionate "tutto il mondo" come provenienza, avrete masse e masse di sari tra cui scegliere. 


        Se desiderate sari più eleganti, perchè non comprarli da venditori di nota reputazione allo stesso costo fuori da eBay? 


        Un'alternativa ai sari nuovi a cui io ricorro regolarmente sono i sari "vintage", ovviamente usati e solitamente vecchi di almeno 50 anni. Il vantaggio di comprare vintage è che vi potete portare a casa con 7-15 euro (+ spedizione, circa 5-7 euro) delle sete pure, anche tessute a mano o con zari, con lavorazioni bellissime, o altri sari meravigliosi (crepe, chiffon, bei sintetici, qualche cotone di lusso), in condizioni perfettamente indossabili. E duraturi. Le stoffe di una volta non sono quelle di adesso, erano fatte per durare.
        I sari che finiscono in questi negozi online sono veramente di tutti i tipi, ho messo qui un'immagine "a caso" ma la gamma di stili e decorazioni è veramente ampia.
        Un altro motivo per cui amo molto l'area vintage è che si trovano facilmente nostalgiche fantasie orientali che ormai vanno solo su sari di lusso, visto che la tendenza moderna è utilizzare delle banali/improbabili/orribili fantasie occidentalizzate per i sari economici. 
        Insomma, a me i sari vintage piacciono di più in generale. Sarà che forse mi ricordano quello che indossavo nella mia ultima incarnazione da quelle parti...
        Attenzione però a guardare bene le foto dell'oggetto, alcuni sari non sono in condizioni ideali (tessuto liso o macchiato) e solitamente, osservando con cura le foto di ingrandimento, si vede.
        Armatevi di pazienza: per stare in quei costi i sari vi arrivano per pacco ordinario, tenetevi quelle 3-4 settimane. Questo però ha anche il pregio di evitarvi la dogana.

        I venditori di sari vintage che vi consiglio (aggiornamento marzo 2012) sono i seguenti.


        I primi sono i negozi con i migliori prezzi e una bella selezione di sari:
        ora quelli che vendono sari vintage in media più eleganti/formali ma sempre a prezzi piccoli:
        Rohit Arts  (sari a ricamo kantha)

        poi ci sono i venditori per cui trovo un peggior rapporto qualità-prezzo (ma si tratta pur sempre di pochi euro e magari volete allargare il raggio di scelta, a volte enorme)
        Come scriverò per l'acquisto dei salwar kameez, in Gran Bretagna ci sono molte indiane che vendono su eBay abiti spesso mai messi (magari regali inviati dai parenti indiani) o comunque pressochè nuovi, a prezzi stracciati. Digitate "saree" o "sari" su eBay, filtrate i risultati per "unione europea" e "venditori privati" e cercate questi sari o salwar kameez - riconoscete subito le foto in ambiente domestico. Non sono molti ma potete fare ottimi affari. 


        Non posso dire di aver avuto una buona impressione dalla quasi totalità di venditori italiani di sari su eBay. Paiono avere troppo spesso sintetici brutti e banali, che valgono meno di quello che costano.



        3. Internet (acquisto online) fuori dall'Italia e fuori da eBay

        Nota introduttiva. Attenzione! Per non pagare tasse doganali, c'è una franchigia di 22 euro incluse le spese di spedizione. Da nessuno di questi siti riuscirete a portarvi a casa un sari con così poco, quindi aggiungete 5.50 euro di sdoganamento più il 20% di IVA sul valore dichiarato in fattura. 
        Niente di tutto ciò mi è mai successo coi pacchi presi da eBay, forse perchè inviati in maniera anonima (non come azienda ma come persona) tramite le poste ordinarie e non via corriere. Tenete presente le info appena fornite!

        Molti grandi siti che vendono sari si rubano le idee a vicenda o tengono un po' gli stessi cataloghi; magari fanno un prezzo leggermente più basso di altri ma caricano molto sulle spese di spedizione o sui costi di sartoria... 


        Dopo varie ricerche ecco cosa ho trovato (aggiornamento marzo 2012)

        Ottimo (della serie: tutti i cataloghi che ho visto su altri siti li ha, ed i singoli pezzi costano meno che altrove) è
        Indian Wedding Saree


        Questo sito se la batte con Utsav Sarees


        Se vi serve un sari per un matrimonio o una festa elegante, andate lì. 
        Sari tra i 10 e 700 euro (quello azzurro in foto è un sintetico da 30 euro, quello rosso circa 100 euro), a cui dovete aggiungere spedizione ed eventuale sartoria. 


        Achtung! almeno 20 dollari di spedizione e 10 di sartoria! 
        Ovvio, il servizio offerto è diverso: corriere espresso tipo DHL e confezioni più curate.


        Certo è che se cercate una cosa informale magari da strapazzare ad un corso di danza del ventre, su eBay trovate cose più adatte con un miglior rapporto qualità-prezzo.


        Nello stile moderno da "centro commerciale" di Utsav, buono è anche Shoponline.in.




        Sari Magic, che pure ho già citato e delle cui immagini è pieno questo blog, è fuori dal circuito dei cataloghi commerciali standard e tiene solo belle cose, dalle sete più pregiate ai cotoni più tradizionali. Può sembrare costoso ma è un'impressione: vi dà compresa nel prezzo spedizione via corriere e top+sottogonna su misura, ed ha ottimi tessuti. Come Utsav non è economico, ma per avere capi di un certo livello lo ritengo un buon investimento.

        Tutto un altro pianeta è il SariShop del pluri-citato Sari Safari. 
        Sari Safari è un progetto con la missione di tener viva ed espandere in occidente la cultura del sari, di salvare i sari tradizionali ed i tessuti regionali. Per questo motivo Sari Safari non vende i sari anonimi della grande industria, ma solo accurate selezioni, acquistate personalmente da Melinda Williams (bella scusa per viaggiare, brava Melinda!), di quei sari di limitate produzioni locali che hanno contribuito a fare la storia umana dell'India e che rischiano di scomparire. 

        Per quel che riguarda l'acquisto, i sari che vendono valgono bene quello che costano, anche considerando le spese sostenute per portare i sari negli USA. Rimane però che noi dobbiamo pagare ulteriori spese per far arrivare quei sari dall'Oregon all'Italia!


        Questa lista è per forza di cose breve ed incompleta ma spero sia stata utile.
        Domande? Aggiunte? Scrivete nei commenti!

        sabato 5 dicembre 2009

        Bengali Khichuri, mon amour! ("Risotto" con verdure e lenticchie da favola)

        Il Khichuri (o Kichdi o Kitchari e vari altri spelling a seconda delle regioni e delle traslitterazioni; "ch" si legge comunque come in ciao) è un piatto noto agli appassionati di Ayurveda.
        Piatto aromatico, da sognatori e da festività induiste, con quella romantica nota di cardamomo e gli sprazzi gioiosi delle altre spezie.

        Una versione "in minestra", senza aglio o cipolla e con sole spezie rinfrescanti viene consigliata dai medici ayurvedici come alimento da digiuno (a volte gli ossimori si trovano nella vita reale!) o per ammalati.
        Questo deriva dalle virtù purificanti e lenitive possedute dal mung dal, l'aromatica lenticchia gialla utilizzata per questo piatto. Qui verrà sostituita con la nostra lenticchia rossa, dal sapore quasi uguale (i puristi vorranno tirarmi i pomodori adesso ma andiamo avanti lo stesso).

        Io quando digiuno non mangio, e quindi qui vi propongo la versione bengalese del Khichuri, una versione molto godibile e godereccia.
        Nella ricca versione bengalese il kichri è un classico "comfort food", un cibo per consolarsi, o per i giorni di pioggia.
        Ah, il Bengala, terra di grandi santi (Madre Teresa - almeno bengali d'adozione - Yukteswar, Yogananda...) e di buone forchette, e quindi simile all'Italia!

        Questo è un altro piatto, dopo il curd rice (riso allo yogurt) già pubblicato, che assomiglia un po' al risotto  come consistenza. Ne esistono anche versioni decisamente asciutte tipo paella, ma questa è molto più facile e più comune.


        NB: Per la versione blanda e rinfrescante, potete omettere cipolla, zenzero, assafetida e garam masala. Evitate qualsiasi forma di soffritto facendo un semplice stufato.

        Per misurare precisamente le spezie, vedete il post su misure e conversioni (nelle etichette qui a dx)


        Bengali Kichari per 4:

        - 230 g riso basmati integrale bio (1 tazza e 1/4)
        - 240 g lenticchie rosse decorticate bio (1 tazza e 1/4)
        - 70 g piselli freschi o surgelati (non in scatola) (mezza tazza)
        - 250 g cavolfiore a cimette
        - 4 patate piuttosto piccole, a cubetti, preferibilmente con la buccia
        - 3 peperoncini verdi freschi (l'originale dice 6, ma andateci piano)
        - 2 cucchiaini di cumino in polvere
        - mezzo cucchiaino di zucchero di canna
        - mezzo cucchiaino di curcuma
        - mezzo cucchiaino di garam masala
        - una cipolla bianca a tocchetti o tritata grossolanamente
        - un pizzico di assafetida
        - un cucchiaino di zenzero grattugiato
        - sale q.b.
        - 1,2-1,5 litri d'acqua, tenuta in caldo
        - (lo scrivo tanto perchè abbiate un'idea dell'originale, ma non lo fate, per carità: mezzo cucchiaino di peperoncino in polvere)
        - 3 cucchiai o 30 g di ghi (burro chiarificato) o burro
        - un cucchiaio d'olio di semi
        - 5 cm di stecca di cannella
        - 2 foglie d'alloro
        - 4 chiodi di garofano
        - i semi di 4 baccelli di cardamomo

        • Lavate riso e lenticchie.
        • Fate, con pochissima acqua, una pasta con il cumino, lo zenzero e la curcuma.
        • Scaldate l'olio, aggiungete l'assafetida, subito dopo aggiungete la pasta di spezie e soffriggete qualche secondo.
        • Aggiungete le lenticchie, tostatele un minuto, aggiungete il riso e rosolate ancora un minuto.
        • Aggungete 1,2 litri d'acqua, mescolate e coprite.
        • Fate cuocere per 20-25 minuti mescolando di tanto in tanto.
        • Aggiungete le verdure, la cannella, l'alloro, i chiodi di garofano, il cardamomo ed i peperoncini incisi per il lungo (togliete i semi e poi lavatevi molto bene le mani; se amate il piccante, lasciate i semi. Qui la cosa è indicativa perchè dipende da quanto sono piccanti i vostri peperoncini, ce ne sono diverse varietà). Salate.
        • Fate cuocere ancora una ventina di minuti, mescolando ogni tanto, fino a quando il riso sarà cotto, le lenticchie morbide e la verdura cotta ma non sfatta.
        • In cottura, aggiungete acqua quando serve, anche a seconda di come desiderate il risultato finale, se più lento come nella foto qui sotto, o più asciutto tipo paella (vi sfido a farlo!).
        • A cottura ultimata, aggiungete il garam masala ed il burro/ghi, mescolate, aggiustate di sale e fate riposare coperto un paio di minuti.

        Sì, il profumo ha avvolto la cucina, all'ultimo assaggio era così buono che potreste farci il bagno dentro, ma aspettate che si raffreddi un po' per mangiarlo, non scottatevi la lingua!


        Motore di ricerca interno al blog

        Attenzione,

        Il motore di ricerca interno al blog, nella colonna di destra, ancora non funziona.
        Credo sia perchè Google non ha, ad oggi, ancora indicizzato il mio blog (qualcuno mi diceva che ci vogliono diverse settimane).
        Spero che la cosa funzioni quanto prima!

        Grazie della pazienza

        venerdì 4 dicembre 2009

        Dal giallo: curry di lenticchie rosse, un evergreen così tipico!

        Nuovi alla cucina indiana e non sapete da dove partire?
        Riso basmati al vapore e dal giallo sono un ottimo inizio. Io ero partita da lì.

        Nei ristoranti indiani italiani si trova quasi sempre questo semplice e gustoso dal (o dhal o daal).

        Le ricette per fare questo dal "di base" sono infinite, e questa versione è appositamente "riassuntiva" di quello che per me è il sapore dell'India.
        Il risultato finale ricorda quella polvere gialla inventata dagli inglesi che chiamiamo curry.

        Ingredienti per 4-6 persone (cfr post su misure e conversioni):

        - 250 grammi di lenticchie rosse decorticate bio
        - brodo vegetale q.b. (circa 1 litro)
        - una cipolla tritata
        - due spicchi d'aglio tritati
        - due cm di zenzero grattugiati (come eccezione, 1/4 di cucchiaino di zenzero in polvere ma lo sconsiglio)
        - un cucchiaino e mezzo di semi di cumino
        - un cucchiaino e mezzo di semi di coriandolo
        - mezzo cucchiaino di curcuma
        - un cucchiaino di semi di senape nera (facoltativi ma caldamente consigliati)
        - peperoncino a piacere: da 1/8 a 1/4 di cucchiaino di polvere circa (medio-blando -> ben piccante)
        - 2 cucchiai di olio di semi
        - 20 grammi di burro o ghi (burro chiarificato)
        - il succo di mezzo limone, o di mezzo lime, o 1/4 di cucchiaino di amchoor (polvere di mango verde).
        - facoltativo ma consigliato: una foglia di alloro; 3-4 foglioline di curry: un pizzico di assafetida.
        - facoltativo per decorare: foglie di coriandolo/cilantro fresco tritato

        Procedura:

        • Lavate bene le lenticchie.
        • In una pentola a fondo spesso (io uso una pentola di terracotta) fate scaldare l'olio, e quando è ben caldo aggiungete i semi di senape, di cumino e l'assafetida. Se non vi piace il cumino intero (come a me), attendete di metterlo dopo, pestato col coriandolo.
        • Dopo 20 secondi aggiungete aglio, cipolla e zenzero e fate soffriggere (se lo senzero è secco attendete di aggiungerlo assieme al coriandolo). Il soffritto indiano richiede una cottura completa della cipolla senza bruciarla - tenete un fuoco medio-basso e prendete diversi minuti, mescolando spesso.
        • Mentre il soffritto si cuoce, pestate il coriandolo ed eventualmente il cumino.
        • Aggiungete la curcuma, il coriandolo (ed eventuale cumino e/o zenzero), alloro e foglie di curry.
        • Fate insaporire un minuto, mescolando.
        • Aggiungete le lenticchie e fatele tostare un paio di minuti mescolando bene.
        • Fate cuocere aggiungendo brodo vegetale man mano che viene assorbito - le lenticchie devono essere sempre coperte dall'acqua.
        • Mescolate di tanto in tanto; fate cuocere una quarantina di minuti - non di meno anche se sembra cotto.
        • La consistenza desiderata è quella di una zuppa molto densa o di un purè lento.
        • Aggiungete il limone/lime/amchoor, mescolate bene ed aggiustate di sale, ricordando che se servite riso col dal, il riso di solito non si sala ed il dal deve essere saporito.
        • "Mantecate" con il burro o ghi.
        Voglia di Bengala? Una presa di zucchero di canna, provate!

        Servite con riso basmati al vapore (integrale o bianco); se state programando un menù per una cena questo piatto va davvero con praticamente qualsiasi altra pietanza indiana.
        A me piace con una bella insalata, raita e, volendo esagerare, pickle di mango.

        Buon appetito!

        Io di solito faccio una bella pentola di dal, mangio quello che mi serve e poi congelo in contenitori da porzione. Non pensate che non lo facciano nei ristoranti... e le casalighe indiane lo dichiarano apertamente!

        Una versione adorabile di questo piatto è il Gobi Dal, o lenticchie al cavolfiore.
        Lessate un piccolo cavolfiore tenendo la cottura a 3/4, dividetelo a cimette ed aggiungetelo dieci minuti prima della fine della cottura del dal. Aggiungete anche due bei cucchiai di cocco essiccato (la "farina di cocco"), o tre di cocco fresco grattugiato, ed un cucchiaio di succo di limone in più.


        (immagine da qui)

        giovedì 3 dicembre 2009

        Riso allo Yogurt - delicato e stuzzicante - e risotto fusion alla rucola

        Il curd rice (riso allo yogurt) è uno dei piatti più popolari del sud dell'India.
        Questo piatto è facilissimo e veloce da fare; si trova nei ristoranti come nei pranzi al sacco.

        E' forse la ricetta che, come consistenza, assomiglia di più all'italico risotto.
        Il sapore è blando ed aromatico; questo piatto è considerato dagli indiani un lenitivo per uno stomaco irritato o come dopo-pasto per cene veramente piccanti.
        Ci sono i profumi caratteristici del sud dell'India, ma l'idea è di usare le spezie in quantità molto piccola in questa ricetta.
        L'aroma fondamentale lo danno assafetida, foglie di curry e peperoncino fresco (potenzialmente anche il coriandolo fresco che rimane facoltativo). Niente sostituzioni, al limite sostituite il peperoncino fresco con una scheggia di peperone crudo tritato ed un pizzico di peperoncino in polvere!

        Per 4 persone (come accompagnamento a qualcos'altro - se piatto unico, raddoppiate le dosi):

        • 2 etti di riso basmati 
        • 2 cucchiai di ghi (burro chiarificato) o burro o olio di semi
        • 1/4 di cucchiaino di semi di senape nera
        • 2 vasetti di yogurt intero bianco bio
        • una presa di foglioline di curry
        • un pizzico di assafetida
        • 1/4 di cucchiaino di semi di cumino
        • mezzo centimetro di zenzero grattugiato
        • mezzo peperoncino fresco, senza semi e tagliato a fettine
        • un cucchiaio colmo di anacardi/arachidi tritati grossolanamente
        • facoltativo: un cucchiaino colmo di foglie di coriandolo tritate
        • sale
        Cuocete bene il riso usando tre volte il suo volume di acqua.
        Lasciate intiepidire.
        Salate il riso ed aggiungete lo yogurt e, se ce l'avete, il coriandolo; mescolate.
        Fate scaldare il ghi in un padellino, aggiungete i semi di cumino.
        Appena il cumino scricchiola, aggiungete nell'ordine la senape, l'assafetida, lo zenzero, le foglie di curry, il peperoncino, le arachidi/anacardi, fate friggere mezzo minuto (o finchè il tutto è tostato senza scurire troppo) e spegnete il fuoco.
        Lasciate che il "soffritto" si intiepidisca.
        Unite al riso, mescolate bene ed aggiustate di sale.


        La foto è molto bella ma vi fa vedere una versione molto asciutta - se vi viene un po' più cremoso, è giusto così.
        (Immagine presa qui)

        Che bontà!



        Versione Fusion: Risotto Indiano alla Rucola

        Mi sono inventata una versione fusion di questa ricetta, che amo molto.

        Alla ricetta di sopra:
        - togliete il cumino o mettetene la metà
        - sostituite dei semi di girasole (o di zucca spezzati a metà) alle arachidi/anacardi, ed usatene di più: un cucchiaino colmo a testa
        - riducete il peperoncino ad una punta
        - aggiungete, al riso non troppo caldo, una manciata a persona di rucola forte tritata (oltre, oppure in sostituzione, al coriandolo in foglie)

        Enjoy!

        Come indossare un sari in diversi stili (8)

        Ottavo post di istruzioni con foto su come indossare il sari (o saree o shari o spelling errati come sahri e sahari) in vari stili.
        Per un elenco completo delle istruzioni, trovate indicazioni qui nella colonna di destra.

        Per qualche strano motivo, se lanciate una ricerca con "come mettersi il sari" o "istruzioni per indossare il sari" su Google, esce questa pagina del mio blog, tra le tante che ho di istruzioni per portare il saree.
        Motivo per cui ho cambiato il titolo da "Come indossare il sari (8): lo squisito stile Pinkosu" al titolo che vedete ora - così le lettrici non "scartano" il link, e quindi tutto il blog, solo perchè non interessa lo stile Pinkosu.

        Oggi si va a sud! Presenterò appunto il delizioso stile Pinkosu.
        Lo stile Pinkosu di indossare il sari è forse il più bello che abbia incontrato finora - se la batte bene con il Nivi anche per la sensualità dell'effetto finale, anche se è un po' meno maestoso/elegante. Anzi, secondo me e non solo, dal punto di vista della sensualità il drappeggio Pinkosu è anche meglio...

        "Pinkosu" significa "con le pieghe dietro", come vedete nella foto. Questo stile fa parte della tradizione contadina del Tamil Nadu (stato dell'estremo sud dell'India) e sfortunatamente sta scomparendo, vittima della moda Nivi. Teniamolo vivo!
        Le foto che si riescono a reperire sono poche e tutte di povere lavoratrici il cui obiettivo quella mattina non era certo di sembrare modelle.
        Le immagini delle istruzioni (cortesia di Sari Safari, la modella è sempre Melinda Williams che tiene quel sito) rendono abbastanza bene, ma la maniera migliore per farvi innamorare del Pinkosu è provarlo!

        Il Pinkosu si presta molto bene ad essere drappeggiato con sari di cotone, o altre stoffe morbide, senza perline/paillettes/pietruzze etc.
        D'altra parte, come vedremo in uno dei prossimi post, chi nel Tamil Nadu poteva permettersi lussuosi sari di seta pesante, sicuramente non si vestiva alla Pinkosu (=come una contadina) ma con stili che denotassero la propria casta superiore.

        Il Pinkosu è uno stile che non necessita di sottogonna, quindi attente, perchè alla fine avrete un solo strato di stoffa sulla zona posteriore sinistra, e se il sari è veramente leggero rischiate trasparenze imbarazzanti. Eventualmente usate una sottogonna.

        Il sari che le contadine del Tamil Nadu tradizionalmente usano è di 7 metri invece dei soliti 5 e mezzo dei sari standard che si vendono adesso, ma si riesce bene a fare questo drappeggio anche con i sari più corti.

        Procedura:

        Iniziate dalle pieghe che andranno sul dietro. Prendete il capo non decorato del sari (detto mundi) e fate 5 pieghe sovrapposte, di circa 8 centimetri di larghezza, come in figura. Se siete molto magre o di taglia forte, potreste dover aggiungere o togliere una o più pieghe.
        Per farvi capire: la prima piega si appoggerà alla vostra schiena, col bordo a sinistra, mentre la lunghezza del sari andrà verso il vostro fianco destro, come vedete nella figura successiva.

        Appoggiate il pacchetto di pieghe dietro la schiena, con il bordo superiore che arrivi 10-15 cm sopra la vostra vita, e tenetele ferme con la mano sinistra. Se volete due mani libere, infilate le pieghe nel bordo del top (se stanno su), o, se state portando una sottogonna, infilatele nella vita della sottogonna.
        Con la mano destra, portate il sari attorno alla vita passando su fianco destro, addome, fianco sinistro, di nuovo dietro la schiena, fianco destro, ed arrivate alla vita davanti.
        Mollate la mano sinistra: le pieghe ricadranno indietro come in figura (tiratele fuori se erano infilate nella sottogonna), tenute su dal secondo strato di sari.
        Il sari ora sta attorno alla vostra vita come nello schema.
        Dobbiamo fare un nodino davanti per tenere su sari e pieghe. Prendete un pezzettino del bordo superiore del sari a destra ed a sinistra del vostro addome. A sinistra prenderete il bordo del primo strato del sari, a destra il bordo del secondo strato del sari, come in figura.
        Per avere abbastanza stoffa per fare un nodo, potreste dover allentare un po' il sari, ma cercate di prendere il minimo di stoffa necessario.
        Fate un nodino.




        Vi ritroverete con uno strato di stoffa a sinistra del nodino e due strati di stoffa a destra del nodino. Prendete la stoffa dello strato più interno a destra, tiratene fuori 10-15 cm e stendetela lungo il fianco sopra lo strato esterno, creando un bell'arco dall'ombelico (=dal nodo) alle pieghe dietro.
        Questo è un drappeggio che non permette passi grandi o rapidi. Se dovete camminare di corsa o fare attività in movimento, potete afferrare la stoffa sul fianco sinistro, tirare su un 10 cm ed infilare il sari alla vita. Così facendo avrete più spazio per camminare, oltre ad esporre le pieghe alle caviglie, dietro, il che può rappresentare un bel dettaglio.

        Vi trovare ora con la lunghezza rimanente del sari a sinistra del nodino. I prossimi passaggi sono identici ad una parte della procedura per lo stile bengalese.
        Ponete il braccio sinistro sotto la stoffa libera, prendete il bordo superiore con la destra e portatelo sulla spalla sinistra, tirando su sulla spalla sinistra anche il resto. Il bordo inferiore del sari si troverà a fare quasi un angolo retto sulla caviglia sinistra per venire su dritto fino alla spalla sinistra.
        Vi avanzerà molta stoffa sul davanti a destra, che apriremo "tirandola" verso destra come in figura. Si creerà così una piega diagonale dalla caviglia sinistra al fianco destro.
        Faremo un piccolo nodino che infileremo in vita dietro la schiena.

        Ora avete il pallu dietro la spalla sinistra. Potete farci un po' quello che volete, anche a seconda di quanta stoffa vi è avanzata e come siete più comode.



        Adoro la versione classica che propone Melinda, cioè attorcigliare il pallu, riportarlo davanti alla vita da destra girando dietro la schiena, ed infilarne un pezzettino in vita all'altezza dell'anca sinistra, lasciando la rimanenza a penzolare - questo dovrebbe ricordarvi una delle varianti dello stile nivi.
        Riguardo alle pieghe dietro, potete tenerle a pacchetto, o allargarle come un ventaglio, o persino appiattirle attorno al fianco.


        mercoledì 2 dicembre 2009

        Come portare un sari (7): stile Bengalese (Devdas)

        La maniera bengalese (bengali) di portare il sari risulta in un effetto veramente nobile ed elegante, pur rimanendo semplice e lineare.

        Lo stile bengalese non prevede tutte quelle pieghe che serve fare nello stile Nivi e sue varianti, ed è veramente facile da fare. A dire il vero è molto più facile da fare che da spiegare, e spero di cavarmela!

        Se volete un effetto sensuale il drappeggio bengalese probabilmente non sarà la vostra scelta elettiva, anche se questo stile è stato sotto le luci della ribalta in uno dei più famosi film bollywoodiani, Devdas, con la splendida Aishwarya Rai (nella prima foto).

        Come procedere
        (istruzioni e foto sono cortesia di SariSafari)

        Iniziate come nello stile base/nivi (cfr. primo post di istruzioni per mettere il sari), partendo dall'anca destra e facendo un primo giro attorno alla vita, infilando per bene il bordo superiore del sari nella sottogonna - mantenendo la trama della stoffa perpendicolare al pavimento.
        Ora siete all'anca destra. Tenendo il sari fuori dalla vita, proseguite fino all'anca sinistra e ripiegate il sari su se stesso tornando all'anca destra. Abbiamo formato una specie di grande piega.  Ripiegate ancora una volta verso sinistra.
        Prendete la stoffa così piegata ed infilatela nella sottogonna. La parte libera del sari sarà verso sinistra.
        Mettete il braccio sinistro dietro alla parte libera del sari. Prendete il bordo superiore e tiratelo su sulla spalla sinistra. L'ultima piega fatta sotto l'anca destra si aprirà in diagonale.
        Tirate su bene il sari sulla spalla sinistra in maniera tale che il bordo inferiore del sari farà un angolo retto col pavimento, andando su dritto dalla caviglia sn alla spalla sn. Questa foto vi fa vedere il processo a metà strada.
        Vedrete che vi avanzerà molta stoffa su vita/petto dal lato destro.
        Con questa stoffa "che avanza", prendiamo un punto lungo il bordo superiore e facciamo un nodino come in figura, che infileremo nella sottogonna dietro la schiena. (Qui vedete che il bordo esterno del sari è ben dritto lungo il lato sinistro del corpo.)
        L'arte qui è fare il nodino in maniera tale che si adatti bene a vita e petto. Potete fare qualche tentativo per trovare il punto giusto per il nodo.
        Se avete un sari molto costoso o con perline, usate solo una spilla da balia.
        Per fare un bel lavoro, consiglio di fare delle pieghe come questa ragazza col sari rosso e bianco (foto presa qui). Le pieghe alla spalla sono facoltative, l'unica cosa importante è che il bordo esterno del sari sia verticale dalla spalla sinistra giù lungo il lato sinistro del busto fino alla caviglia sinistra.
        La signora in verde di queste foto tiene il sari al gomito e quindi non vi fa vedere bene questa cosa della verticalità del bordo esterno dalla caviglia alla spalla, ma si capisce dalle altre foto.
        Il grosso è fatto. Secondo me il sari starebbe benissimo anche così (ed ogni tanto così lo tengo, facendo due grosse piegone all'inizio e non una per avere un pallu abbastanza corto) ma c'è ancora un passaggio per ottenere lo stile bengalese tradizionale.
        Prendete il pallu da dietro e lo portate avanti.
        Annodate all'angolo superiore un mazzetto di chiavi, o legate nella punta alcuni spiccioli facendo un mini-fagotto, e buttate questo angolo superiore appena dietro la spalla sinistra. Le padrone di casa bengalesi trovano quest'ultima cosa molto comoda, ma se volete essere più eleganti, puntate il sari con una bella spilla decorativa.

        Ecco fatto!

        Potete, per entrare in un tempio o proteggervi dal sole, tirare su il sari da dietro la schiena sopra la testa. Vi ricorderà Madre Teresa di Calcutta ed è esattamente come lei portava il sari - alla bengalese con capo coperto.

        Guardando le altre foto da Devdas, potete ben capire che con un po' di uso astuto delle pieghe potete ottenere una figura molto più snella.

        In alcune più rare versioni dello stile bengalese, la fine del pallu va alla spalla destra e non nuovamente alla spalla sinistra.

        Un video per lo stile bengalese è qui.