lunedì 14 novembre 2011

"what the bleep do we know", la dipendenza emotiva ed il 'pensiero positivo'

Ho visto di recente "what the bleep do we know" "ma che beep ne sappiamo veramente", un film grossomodo sulla scia di "the secret" ma più sul collegamento tra fisica quantistica, filosofia e spiritualità.

chi me l'ha fatto vedere puntava sulla parte in cui, tramite le recenti teorie della fisica, si afferma che la realtà come la vediamo "si crea" nel cervello ed è indistinguibile da un ponte ologrammi, e che le leggi newtoniane funzionano solo ad un livello molto grossolano che è quello della nostra esperienza quotidiana - in pratica, la dimostrazione scientifica di maya. ottimo.

un'altra parte molto interessante, in particolare per chi è appassionato di neuroscienze e psicologia, riguarda la dipendenza chimica emotiva.
riducendo all'osso: per ogni stato d'animo, tendenza o tipo di pensiero prevalente c'è un neuropeptide specifico. un neuropeptide è un messaggero chimico prodotto nel cervello.
ad ogni esperienza del certo tipo produciamo gli specifici neuropeptidi. nel lungo periodo, più facciamo una certa esperienza e più produciamo anche recettori per quel neuropeptide. ma ai recettori non piace stare vuoti. così noi diventiamo dipendenti dai neuropeptidi che produciamo. ad esempio, dal senso di colpa.
questo spiega a livello biochimico dei fenomeni noti e fondamentali per la psicologia, l'evoluzione, la vita:
-la nostra tendenza a reagire in una certa maniera 'simile' alle situazioni nuove che ci arrivano, indipendentemente da quale sia la reazione più appropriata (così ad esempio quando reagiamo con senso di colpa ad una situazione x, ci facciamo una dose di neuropeptidi di colpa) - avrete notato che persone diverse hanno specifiche reazioni 'tipiche' - c'è chi si scusa, chi si arrabbia, chi si deprime...
-perchè ricreiamo sempre le stesse situazioni nella vita
-corrispondentemente, perchè non riusciamo a cambiare: inconsciamente temiamo una sindrome d'astinenza. infatti chi esce da una serie di storie 'sbagliate' e finalmente trova un compagno/a che offre un rapporto sano, spesso non resiste perchè ci 'sta male'; chi si mette a dieta con tutte le buone intenzioni spesso poi scivola indietro perchè inizia ad andare in astinenza dall'autocommiserarsi e sentirsi brutto, grasso, rifiutato ... ecco, la difficoltà ad essere migliori e più felici è anche astinenza da emozioni negative.
-l'importanza delle esperienze precoci (imprinting dei genitori) e del condizionamento ambientale sul carattere e sul 'destino'
il fenomeno della dipendenza emotiva ha implicazioni notevoli per il miglioramento personale ed in terapia. 
dire alla gente 'fa' quel che ti senti' è sempre stato sbagliato per certi versi, soprattutto se portato all'estremo come negli ultimi decenni, perchè le persone non sono libere. sono condizionate dall'interno e dall'esterno da numerosi fattori. con la teoria della dipendenza emotiva capiamo ora che quando si vuole cambiare in meglio non è solo necessario essere obiettivi (e non andare dietro alle proprie 'inclinazioni' che sono inaffidabili fino all'illuminazione), ma anche analizzare le proprie dipendenze emotive ed essere pronti a stringere i denti e passare la sindrome d'astinenza. di solito, quando si è coscienti di qualcosa, è anche molto più facile affrontarlo.


per il resto del film... alcuni concetti molto veri annegati e distorti in americanate e brodaglia new age.
hanno ripetuto all'infinito che questo è il mondo delle possibilità e che è la mente che 'ferma', 'cristallizza', 'crea' una delle infinite possibilità che ha il reale mentre non ne sono cosciente, mentre guardo altrove. 
da qui, la grande teoria del pensiero positivo. 
tutto questo è verissimo ma la persona media cosa se ne fa di questo concetto: niente. a parte sentirsi forse in colpa perchè non è in grado di 'pensare abbastanza positivo' da creare la vita che vorrebbe o impedire un frontale a cui gli capita di assistere. solo uno degli esperti consultati ha fatto il commento più utile e rilevante: il 'pensiero positivo' new age è una patina di pensiero positivo sopra una massa di pensiero negativo inconscio, o quantomeno di pensiero condizionato in una certa direzione (ad esempio le leggi della fisica senza andare sul personale). per non parlare della massa dell'inconscio collettivo anche una volta che uno per sè abbia decondizionato il proprio inconscio (ma è poi fattibile? sì ma ad un grado di evoluzione spirituale molto, molto al di là del target di questo film).
poi certo, come ci insegna Master Choa un po' di lavoro è possibile farlo, è possibile aiutare le persone, o aiutarsi, entro un certo grado, ed è buona cosa. ma non dimentichiamo i limiti che ci sono.
e per fortuna che i limiti ci sono! ma ve lo immaginate se tutti materializzassero ciò che desiderano? intanto non ci staccheremmo mai più da maya e sarebbe un enorme problema. IL problema, visto che il nostro scopo fondamentale è tornare a Dio. per non parlare degli altri inconvenienti.


infine... mi chiedevo chi fosse la bionda con i modi da capitano Kirk della prima serie, un ego gigantesco ed alcune 'misconceptions' di base accanto ad altre buone idee... e ai titoli di coda ho capito perchè 'a pelle' i libri di Ramtha non mi avevano mai attirato, anzi, mi avevano sempre insospettito.

1 commento:

  1. poi certo la teoria della dipendenza emotiva chimica è solo il substrato materiale di quanto già si sapeva sul piano energetico (cfr. insegnamenti del Pranic Healing), ma mi sembra un buon arricchimento

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