giovedì 22 luglio 2010

La volpe del Piccolo Principe: amicizia e addomesticare

Ecco una delle pagine più belle che si possano leggere (qui ridotta per il blog).

Si può leggere Il Piccolo Principe di Exupéry cento volte senza mai finire di imparare qualcosa leggendolo.

Una recente esperienza di una bella persona che mi sarebbe piaciuto "addomesticare" un po', ma con cui ho fatto una frittata, mi ha ricordato in qualche modo della volpe di Exupéry.

Certo, la portata del discorso della volpe va molto al di là di quello che intendevo fare con questa persona - e molto al di là di come sono in generale, perchè Exupéry ci va pesante sulla dipendenza emotiva, che per me non è una base nei rapporti (di amicizia, coppia etc): non ci si può basare su un bisogno reciproco ma un dare reciproco di quello che si è. Come dico sempre "se uno ti dice che ha bisogno di te, scappa". Non si può avere un rapporto basato sul bisogno a meno che non si parli di bambini. Ma tra adulti, uno prima è, sta bene con se stesso almeno un po', stando bene può ascoltare l'altro e rispettarlo, e di quello che uno è ed ha, dà all'altro.

Ma la pagina della volpe rimane eccezionale...

Tornado a prima, le parole sul come si addomestica qualcuno o qualcosa (in rosa nel testo) sono quelle che mi erano venute in mente riguardo alla mia "frittata" e quello che forse avrei dovuto fare.

Invece di darmi tanto dell'idiota, aggiorno il blog... e non si sa mai che si riesca ancora a rimediare...


"Buon giorno", disse la volpe. 
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..." 
"Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto carino..." 
"Sono una volpe", disse la volpe. 
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono cosi' triste..." 
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata". 
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire "addomesticare"?" 

[...]
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare dei legami…” 
“Creare dei legami?” 
“Certo”, disse la volpe. Tu, fino ad ora, per me, sei un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo”. 
“Comincio a capire”, disse il piccolo principe. “C’e'un fiore … credo che mi abbia addomesticato…” 
“E’ possibile”, disse la volpe. “Capita di tutto sulla Terra…” 
“Oh! Non e' sulla Terra, disse il piccolo principe. 
La volpe sembro' perplessa: “Su un altro pianeta?" 
“Si'” 
(…) 
Ma la volpe ritorno' alla sua idea: “La mia vita e' monotona. Io do' la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri passi. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto la terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica. 
E poi, guarda! Vedi laggiu' in fondo dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano. 
La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe : "Per favore... addomesticami", disse. 
"Volentieri", rispose il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici,e da conoscere molte cose". 
"Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. 
"Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" 
"Che bisogna fare?" domando' il piccolo principe. 
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, cosi', nell’erba. Io ti guardero' con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ piu' vicino..." 
Il piccolo principe torno' l’indomani. 
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. 
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell’ora aumentera' la mia felicita'. 
Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! 
Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti". 
"Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe. 
"Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. 
"E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi' ballano con le ragazze del villaggio.
Allora il giovedi' e' un giorno meraviglioso ! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza". 
Cosi' il piccolo principe addomesticò la volpe. 
E quando l’ora della partenza fu vicina:  "Ah!" disse la volpe, "...piangerò". 
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..." 
"E’ vero", disse la volpe. 
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe. 
"E’ certo", disse la volpe. 
"Ma allora che ci guadagni?" 
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".  
[...]

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