Si incontrano, di tanto in tanto, persone convinte di non voler "muovere energia", cioè di non voler fare più nulla che crei karma, ovvero qualsiasi azione che produca un qualsiasi effetto a questo mondo, al fine di raggiungere la liberazione e non doversi incarnare di nuovo.
Invero, il ragionamento fa falle ovunque, ed il principio è una distorsione della effettiva legge esoterica che ci sta dietro.
Ma partiamo con un paio di esempi.
Quello più estremo è di un certo amico di un amico. Questo aveva una moglie ed una figlia piccola e diceva di seguire l'insegnamento di un certo autore spirituale orientale.
Lui passava la giornata a leggere testi religiosi, e non aveva un lavoro. La moglie lavorava, vedeva della bambina, e si occupava di tutta la parte domestica.
(Lasciamo stare, qui, l'evidente necessità della signora di fare un percorso, riprendere in mano se stessa e tutelare il futuro della bambina).
Questo signore faceva il saggio, distribuiva consigli e lezioni spiritual-filosofiche, e dichiarava di "non voler muovere energia" più o meno con le parole che ho usato sopra.
Penso che sia abbastanza evidente a tutti che una persona che agisce così si crei un debito karmico enorme a passo accelerato, e che sia molto lontana dall'illuminazione se non vede quello che sta facendo (i danni innanzitutto, oltre al debito).
La psicologia umana è però tutt'altro che trasparente, ed è facile per le persone ingannare se stesse. Anzi, è una cosa molto frequente - anche se solitamente non con inganni della stessa entità del signore di cui sopra.
Un altro esempio, in scala molto più piccola, è la diffusa credenza di certe persone sul percorso spirituale, che credono che a loro non serva fare i lavori domestici o cose "basse" simili giacchè si occupano di cose elevate.
La legge spirituale che regola questa materia (cioè cosa si sia tenuti a fare nel mondo materiale) è la seguente. La potete ritrovare in numerose tradizioni spirituali. E' esposta anche nelle parole del sacro leone dell'India, Sri Yukteswar, riportate nell'autobiografia del suo discepolo Yogananda.
Ora non trovo il passo specifico nell'Autobiografia, ma suonava più o meno così:
"Fin tanto che per vivere hai bisogno di respirare la libera aria del mondo, devi darti da fare per guadagnartela. Solo quando avrai il pieno controllo dell'energia vitale, cioè quando non avrai più bisogno del respiro per rimanere in vita, potrai sentirti chiamato fuori dai doveri di questo mondo"
Questo non è un paradosso o un modo artistico di intendere "dovrai lavorare sempre", ma si riferisce al fatto che esiste effettivamente un livello di evoluzione spirituale in cui lo yogi o il santo non ha più necessità di respirare e lì è al di là delle leggi del mondo, e cessa di accumulare karma.
Se qualcuno che ha ancora bisogno di mangiare, bere, dormire e respirare per rimanere in vita vi dice che ha smesso di accumulare karma, non c'è motivo di credergli.
Certo, solitamente i grandi illuminati fanno queste cose (mangiare etc) per non dare troppo nell'occhio (non fare i "fenomeni") e per stabilire un esempio non irraggiungibile per i loro allievi. Ci sono anche altre ragioni tecniche ma non entriamo in dettagli. Al bisogno ed in certe condizioni, però, sono perfettamente capaci di stare senza respirare e tutto il resto, per tutto il tempo che desiderano.
giovedì 1 aprile 2010
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